Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 7 maggio 2018
Edoardo dos Santos, l’ex leader dell’Angola, lascerà presto la presidenza del Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola. Lo ha fatto sapere una decina di giorni fa l’Agenzia di stampa portoghese LUSA, riportando che la segretaria dell’MPLA avrebbe annunciato che questo incarico sarà conferito a João Lourenço, presidente dell’ex colonia lusitana.
Il vecchio dittatore e la sua famiglia escono così di scena dopo aver governato il Paese per trentotto anni. Josè Edoardo dos Santos nasce nel 1942 in un quartiere povero di Luanda. Sa cosa significa la repressione: si iscrive ancora giovanissimo all’ MPLA e nel 1956 il governo coloniale lo costringe all’esilio. Dapprima in Francia, poi in Congo e per ultimo si trasferisce in Russia, dove termina gli studi come ingegnere. Torna nel suo Paese nel 1970 e, dopo l’indipendenza dal Portogallo, nel 1975 diventa ministro degli Esteri. Nel 1979, dopo la morte di Agostinho Neto, viene scelto come presidente, carica che ha ricoperto fino all’agosto dello scorso anno.
Lourenço, eletto la scorsa estate, in passato è stato un fedelissimo di dos Santos; prima delle elezioni il capo di Stato uscente aveva predisposto il futuro dei suoi familiari e di altre persone del suo entourage, che al momento della fine del suo mandato occupavano incarichi di rilevanza.
Nessuna di queste persone sarebbe dovuta decadere con il cambio della guardia al governo, perché una delle ultime leggi che dos Santos aveva fatto approvare a grande maggioranza dal Parlamento prevedeva che le scelte sul personale, effettuate da lui, non avrebbero dovuto subire variazioni con la nomina del nuovo capo di Stato. Ma le cose non sono andate proprio così. Pochi mesi dopo il suo insediamento, il nuovo leader ha silurato la figlia del suo ex mentore, Isabel dos Santos, presidente della Sonangol, la società petrolifera di Stato. Nel 2016, proprio il padre di Isabel, l’aveva promossa alla guida della società.
All’inizio di quest’anno Lourenço ha tolto l’incarico anche José Filomeno dos Santos, secondogenito di Edoardo. José Filomeno era stato nominato dal padre alla guida del fondo statale petrolifero. A marzo il rampollo è stato anche accusato di frode per aver autorizzato un versamento ritenuto sospetto e che si aggira sui cinquecento milioni di dollari, mentre era presidente del fondo statale.
Ma le purghe non si sono fermate qui: il 23 aprile il governo angolano ha licenziato anche il capo di Stato maggiore dell’esercito, Geraldo Sachipengo Nunda. Pochi giorni dopo il procuratore generale di Luanda ha ufficializzato l’accusa nei confronti di Sachipengo Nunda e altri tre alti ufficiali per una maxifrode di quaranta miliaridi di euro. Lo stesso giorno è stato dato il ben servito anche ad altri ufficiali dell’esercito e a André de Oliveira Sango, capo dei servizi segreti da oltre dieci anni.
Finora sembra che il neo presidente abbia fatto della lotta contro la corruzione una delle sue priorità, con la speranza di sollevare l’economia del Paese, in gionocchio dopo la lunga dittatura del suo predecessore. Dal suo insediamento a settembre dello scorso anno, il nuovo presidente ha fatto cadere molte teste, tra loro non solamente quelli di spicco come i fratelli dos Santos e diversi generali, ma anche manager di aziende statali e alti funzionari del governo.
E infine, per riempire le magre casse dello Stato, João Lourenço, non ha esitato a lanciare una sanatoria della durata di sei mesi per far rientrare capitali di miliardi e miliardi di dollari nel Paese. Tale decisione era stata presa durante il Consiglio dei ministri il 7 febbraio scorso.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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