Sandro Pintus
Firenze, 4 maggio 2018
Afonso Dhlakama è morto, ufficialmente di infarto, a 65 anni. Capo indiscusso della RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), secondo partito del Paese, era stato il capo della guerriglia antigovernativa finanziata del regime sudafricano dell’apartheid e dai servizi segreti della Rhodesia (odierno Zimbabwe).
Il decesso è avvenuto nel parco di Gorongosa, nella provincia di Sofala nel centro nord del Paese, dove si era trasferito lasciando il parlamento mozambicano. Afonso Dhlakama aveva guidato il suo movimento per quasi 40 anni, 17 dei quali di guerra civile che ha causato centinaia di migliaia di morti e fra 3 e 4 milioni di sfollati nei Paesi confinanti.
Nel 1992, RENAMO e FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico, partito unico al potere dall’indipendenza nel 1975) firmano la pace a Roma grazie alla mediazione dell’inviato speciale della Farnesina, Mario Raffaelli, e della Comunità di sant’Egidio. Afonso Dhlakama viene eletto in parlamento e RENAMO diventa il maggior partito di opposizione.
Afonso e il suo partito, dal 1999, avevano contestato tutti gli esiti elettorali accusando il FRELIMO di brogli e nel 2013 avevano deciso di riprendere la lotta armata contro il partito di governo. La centale operativa, con centinaia di miliziani, è Casa Banana nel parco di Gorongosa, antico quartier generale durante la guerra civile. Sono quindi tornati i conflitti armati causando centinaia di morti e migliaia di sfollati in Malawi.
Accuse ad Afonso Dhlakama (ma anche al FRELIMO) vengono fatte da Human Right Watch (HRW) nel rapporto “The Next One to Die. State Security Force and Renamo Abuses in Mozambique” (Il prossimo a morire. Abusi delle forze di sicurezza e della RENAMO in Mozambico) pubblicato lo scorso gennaio.
Secondo il documento “il gruppo armato RENAMO, comandato da Afonso Dhlakama, era implicato nei rapimenti e uccisioni di personaggi politici che lavoravano con il governo o per il partito al governo. Combattenti armati RENAMO hanno saccheggiato almeno cinque strutture mediche, minacciando o negando l’accesso alle cure sanitarie per migliaia di persone in aree remote del Paese”.
La RENAMO è accusata da HRW anche “di aver compiuto imboscate e attacchi da cecchini contro il trasporto pubblico, principalmente sulla strada N1 – importante arteria che collega nord e sud del Paese – nelle province di Manica e Sofala. Secondo il governo, 43 persone sono morte e 143 sono rimaste ferite in tali attacchi da novembre 2015 a dicembre 2016.”
Il leader della RENAMO ha ammesso di aver dato ordine di attaccare gli autobus pubblici che, sosteneva, trasportassero segretamente militari. E ha fornito all’ong per i diritti umani una lista con 306 nomi di membri del suo partito presumibilmente attaccati o uccisi dalle forze governative tra marzo 2015 e dicembre 2016. Uno di questi è stato Manuel Bissopo, numero due della RENAMO, ferito di un attentato a colpi di kalashnikov.
Poi, con l’occupazione della base di Gorongosa da parte dell’esercito è iniziata la fase negoziale per la pace attraverso vari incontri tra Afonso Dhlakama e il presidente mozambicano Filipe Nyusi.
Con la morte del capo della RENAMO non si sa ancora chi possa prendere la sua eredità come interlocutore dell’opposizione. Un momento questo che rende ancora più delicata la situazione del Mozambico.
Sandro Pintus
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