Franco Nofori
Mombasa, 29 aprile 2018
Solo nella capitale Kigali vi sono oltre 700 sette, cristiane e non, “molto più dei pozzi che darebbero acqua al nostro popolo”, ha commentato il presidente Paul Kagame. “Vorrei che al posto di questi inutili templi – ha aggiunto – potessimo avere altrettante imprese che diano lavoro alla nostra gente”. La decisione di Kagame di chiudere le case di culto di confessioni religiose, resa operativa dal “Ruanda Governance Board”, è un passo importante contro l’esagerata proliferazioni di conventicole – soprattutto evangeliche – molte delle quali hanno a cuore ben altro che la salvezza delle anime dei fedeli, ma usano le loro raffinate qualità di imbonitori per soggiogare le semplici menti dei seguaci e arricchirsi a dismisura con gli oboli da loro versati.
Il Ruanda è un piccolo Paese prevalentemente cristiano che conta solo 12 milioni di abitanti. Secondo la nuova disposizione governativa, ogni nascente comunità religiosa, dovrà ottenere d’ora in poi un’abilitazione per poter svolgere la missione pastorale. Dovrà dimostrare di poter disporre di sedi appropriate allo scopo e il suo fondatore, di avere una profonda conoscenza dei principi religiosi cui la sua dottrina si ispira, nonché un laurea in teologia. Saranno inoltre sanzionate le iniziative volte a far credere ai fedeli che attraverso donazioni in denaro, si possano ottenere successi nella vita professionale, affettiva e sociale.
Ammontano già a oltre seimila i sedicenti luoghi di culto che, grazie alle nuove disposizioni governative, sono stati chiusi in Ruanda, un centinaio di questi di fede islamica. Ma le verifiche proseguono e c’è da augurarsi che altri paesi africani imitino presto l’esempio ruandese perché l’intero continente pullula di sedicenti e auto-referenziati pastori evangelici che si dicono “chiamati da Dio” per diffondere la parola divina. In realtà si tratta spesso di furbastri animati da nient’altro che dalla voglia di arricchirsi rapidamente e con poca fatica alle spalle di poveri creduloni.
A riprova del detto che “sia nel bene che nel male, nulla si può fare o dire oggi che non sia già stato fatto e detto in passato”, già molti scrittori contemporanei, durante la grave recessione americana agli inizi del secolo scorso, raccontavano di abili pastori itineranti che, con la bibbia in mano e la parlantina sciolta, si saziavano al desco delle povere famiglie contadine che incontravano peregrinando nelle campagne e portando – insieme alla parola di Dio – anche le loro non esattamente spirituali necessità che – non raramente – si spingevano anche ad ottenere i favori delle giovani mogli degli agricoltori, mentre questi lavoravano i campi.
Solo pochi giorni fa, in Kenya, come dimostra il video qui sotto riportato, diffuso dalla KTN, un fedele seguace di una chiesa evangelica locale, rientrato a casa in anticipo rispetto all’orario usuale, trovava la pia moglie a letto con il pastore della chiesa anzidetta, entrambi occupati in una davvero poco ortodossa forma di preghiera. Inoltre, il marito becco e il pastore, oltre che confratelli nella stessa fede, erano anche legati da una lunga amicizia.
Del resto molti ricorderanno lo scandalo, esploso sempre in Kenya, tra il 1999 e il 2004, dei “Miracle babies”, operati dal sedicente “Vescovo di Peckam” Gilbert Deya che faceva ottenere alle donne sterili – in cambio di un ragionevole obolo – figli donati dallo “Spirito Santo”. Figli che si procurava, invece, sottraendoli alle madri naturali contro una manciata di scellini, facendo leva sulla loro estrema povertà. L’impostore fuggì in Gran Bretagna dove si difese accanitamente, ma fu poi arrestato dalla polizia britannica, processato, condannato e quindi definitivamente estradato in Kenya, dove ora sconta la pena che gli spetta.
Non che tutte le Chiese europee possano essere portate d’esempio, visti i troppo frequenti casi di pedofilia e di abusi sessuali in genere. Il tristemente celebre Gratien Alabi, in arte “Padre Graziano”, accusato dell’omicidio di Guerrina Piscaglia – con cui avrebbe avuto ripetuti rapporti sessuali – e dell’occultamento del suo cadavere, nel paesino di Ca Raffaello nell’aretino, fu condannato in appello a 27 anni di carcere, ma oltre a questo crimine, è emerso che il frate congolese era uso accompagnarsi abitualmente con prostitute utilizzando le elemosine della sua parrocchia e insieme ai suoi confratelli, anche loro congolesi, si rilassava guardando video hard core per recuperare le fatiche dell’attività pastorale. Ma almeno il proliferare delle Chiese europee, non è così rampante come avviene per quelle africane.
Finora, i casi di frode a sfondo religioso scoperti in Africa, non rappresentano che la punta dell’iceberg e molti di questi restano sconosciuti per l’omertà che li circonda, sia da parte delle vittime, che delle partner spesso consenzienti. La situazione resta ancora priva di regolamentazione nella maggior parte dei Paesi africani, dove chiunque si svegli al mattino con la voglia di arricchirsi, non ha che da dotarsi di una bibbia e fondare la sua “Chiesa” anche nel recinto dei polli. Ecco perché l’iniziativa del presidente ruandese è interessante, perché rappresenta un importante passo verso la reale emancipazione sociale. Resta da vedere quanto gli altri governi africani saranno disposti a seguirne l’esempio, visto che da sempre, ignoranza, superstizione e divisioni religiose, sono l’umus su cui attecchisce, cresce e si rafforza la satrapia dei potenti.
Franco Nofori
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