Franco Nofori
Mombasa, 28 aprile 2018
Si inasprisce il pugno di ferro del governo Magufuli contro la reazione popolare in opposizione alle nuove norme che controllano, limitano e sanzionano l’uso di internet. Si tratta di provvedimenti che non solo interferiscono con la libertà di espressione, ma impongono anche moraleggianti regole di sapore vittoriano sugli orientamenti sessuali dei cittadini, introducono pesanti tasse per le attività in rete e puniscono con l’arresto ogni espressione non allineata alle posizioni governative. Queste ultime iniziative del governo tanzaniano consacrano la conduzione del Paese in un vero e proprio regime autocratico.
L’idea di dar vita a generali manifestazioni di protesta contro la decisione del governo è stata lanciata da una ragazza tanzaniana, la bella attrice Mange Kimambi, residente a Los Angeles, che nel suo blog ha diffuso un filmato nel quale si vedono emigrati tanzaniani in Germania mentre dimostrano contro le limitazioni imposte dal presidente Magufuli e ha invitato i concittadini rimasti in patria a dar vita ad analoghe manifestazioni da tenersi giovedì scorso. Il blog di Mange ha quasi due milioni di followers ed è quindi naturale che il suo appello abbia subito avuto una vasta eco in Tanzania.
Lo stesso appello, però, è anche stato intercettato dal governo che ha subito disposto drastiche contromisure. “Non ci sarà alcuna manifestazione – ha detto il capo della polizia, Simon Sirro, alla stampa – le strade saranno massicciamente pattugliate e coloro che non rispetteranno il divieto saranno bastonati come cani rognosi”. La prima vittima di questa tracotante minaccia è stata Elizabeth Mambosho, leader del partito di opposizione “Whomen wing” che è stata immediatamente arrestata per aver rilanciato e sostenuto l’invito di Mange Kimambi via internet.
Sin dal giorno precedente alla prevista manifestazione, i negozi e le varie attività di Dar es Salaam e Dodoma sono rimasti chiusi e le strade semideserte sono state occupate da ingenti forze di polizia la cui nota brutalità è stata sufficiente a creare un forte deterrente anche nei confronti dei cittadini più coraggiosi e determinati a dar vita alle dimostrazioni. Nove di questi, che avevano iniziato a raggrupparsi, sono stati immediatamente immobilizzati e arrestati dalle forze dell’ordine. Lo stato è così risultato vincente e le previste manifestazioni sono totalmente abortite.
Nella giornata di mercoledì scorso il presidente John Magufuli si trovava a Dodoma per elevare la città al rango di metropoli municipalizzata. Assicurando che, grazie alla sua posizione centrale, rispetto a quella costiera di Dar es Salaam, entro la fine del 2019 sarebbe diventata – anche sostanzialmente, ora lo è solo formalmente – la nuova capitale della Tanzania e tutti gli apparati governativi vi sarebbero stati trasferiti. Nell’occasione ha anche esortato i suoi concittadini a mantenere salda l’unione nazionale e non farsi trascinare in pericolose avventure dalle menzogne di quelli che lui ha definito “nemici della patria”.
Franco Nofori
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