Cornelia I.Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 25 aprile 2018
“D’ora in poi il nostro Paese riprenderà il suo nome antico. Si chiamerà eSwatini”, ha annunciato Mswaiti III, l’unico monarca assoluto dell’Africa ancora al potere, in occasione dei festeggiamenti per cinquant’anni di indipendenza dalla Gran Bretagna. “Swaziland è troppo simile a Switzerland, spesso all’estero ci confondono”, ha aggiunto infine il re. (eSwatini, tradotto dalla lingua swati significa, “luogo degli swazi” n.d.r.). Il sovrano però non ha fatto bene i conti: il battesimo costerebbe milioni di euro.
La piccola nazione, situata tra il Mozambico e il Sudafrica, rispetto ad altri Paesi, non ha cambiato il nome una volta ottenuta l’indipendenza, come, per esempio, hanno fatto lo Zimbabwe sotto i britannici si chiamava Rhodesia del Sud, il Malawi, che si chiamava Nyasaland, e il Botswana, ex Bechuanaland. Mentre Kenya, Uganda e Gambia non hanno sentito la necessità di ribattezzarsi. Ma il nome “Swaziland” a quanto pare, dava fastidio a non pochi sudditi, in quanto composto da una parola inglese e da una in lingua swati.
Il cambiamento del nome del Paese era già stato ventilato svariate volte in passato e il monarca ha utilizzato “eSwatini” in due momenti ufficiali: la prima volta nel 2014, durante la cerimonia d’aperura del Parlamento e poi nel 2017 in occasione di un suo discorso all’ONU.
Mswaiti III è stato incoronato nel 1986 a soli diciotto anni. In quanto monarca assoluto, governa solamente con decreti legge e non di rado viene criticato per il suo stile di vita sfarzoso, pur sapendo che gran parte della popolazione vive in miseria. Lo Swaziland conta solamente 1 milione e duecentocinaquantamila abitanti. Il reddito annuo pro capite supera di poco i tremila dollari. Un Paese povero, che vanta il triste primato di avere la più alta incidenza di infezione HIV al mondo. L’aspettativa di vita è inferiore ai quarantanove anni.
Alle elezioni possono partecipare solamente candidati scelti dai fedelissimi del re, mentre i partiti politici ne sono completamente esclusi.
Con il cambiamento del nome del Paese, sarà necessario anche riscrivere, almeno in parte, la Costituzione, dove la parola “Swaziland” appare almeno duecento volte; le denominazioni di polizia, forze armate, università e di altre istituzione dovranno essere aggiornate. Il nuovo nome dovrà essere registrato presso le Organizzazioni internazionali, come l’ONU e il Commonwealth, del quale le Swaziland fa parte. Per non parlare di internet o delle targhe automobilistiche, che utilizzano alcune lettere di Swaziland. Anche l’adozione di un nuovo dominio internet non è tanto semplice, senza dimenticare che vanno cambiati i francobolli, i passaporti del Paese e quant’altro. Per fortuna nell’inno nazionale non viene nominato “Swaziland”, altrimenti si dovrebbe adottarne un altro.
A questo proposito il ministero degli Interni di Mbabane ha comunicato che non è possibile cambiare il nome di una Nazione dall’oggi al domani, in quanto implica dei costi non indifferenti. E Alvit Dlamini, leader del partito Ngwane National Liberatory Congress ha espresso le sue perplessità in questi termini: “E’ nello stile autocratico del monarca. Non può cambiare il nome senza consultare la popolazione. E’ una spesa molto elevata per lo Swaziland”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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