Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 23 aprile 2018
“Pescavamo abbastanza per il nostro sostentamento ma ora la nostra vita è peggiorata perché le macchine della miniera disturbano il mare e fanno sparire il pesce”. È la voce di uno dei pescatori di Nagonha, 1.329 anime, nella provincia mozambicana di Nampula, villaggio che si affaccia sul canale del Mozambico, oltre duemila km a nord-est della capitale Maputo.
È qui che dal 2011 opera la Haiyu Mozambique Mining Limitada, gigante minerario cinese che estrae ilmenite, titanio e zirconio ed è qui che nel 2015, gli abitanti di Nagonha hanno perso tutto ciò che avevano a causa di un’inondazione anomala.
I pescatori hanno scoperto che la società mineraria, è responsabile dell’alluvione che ha distrutto il loro villaggio. “Ho perso tutta la mia attrezzatura per la pesca, le boe della barca, due sacchi di riso, gli utensili da cucina, i vestiti dei miei cinque figli, di mia moglie e i miei. La mia casa era nuova – racconta un altro pescatore.
Lo hanno saputo grazie a un documento di Amnesty International: “Our lives mean nothing. The human cost of Chinese mining in Nagonha, Mozambique” (Le nostre vite non contano nulla. I costi umani dell’attività mineraria cinese a Nagonha, Mozambico). Il report svela come le attività di Haiyu abbiano probabilmente contribuito all’inondazione che ha distrutto 48 case e lasciato 270 persone senza tetto e senza strumenti di lavoro.
L’indagine è stata possibile grazie a foto satellitari, testimonianze di residenti di Nagonha e di esperti ambientali. Tutti i dati raccolti indicano chiaramente che le attività minerarie di Haiyu, e in particolare il modo in cui ha depositato la sabbia sul terreno, hanno esposto l’agglomerato costiero a un maggior rischio di inondazioni, contribuendo probabilmente al disastro avvenuto nel 2015.
L’attività mineraria sta velocemente distruggendo l’habitat. Haiyu ha iniziato a estrarre circa 3km a nord del villaggio avvicinandosi sempre più alla zona abitata. Ha raso al suolo dune di sabbia e vegetazione e scaricato rifiuti minerari sulla zona umida seppellendo due grandi lagune e le vie navigabili che collegavano la zona umida al mare.
Dalle immagini risulta che circa 280mila metri quadrati di zona umida, a nord del villaggio, erano ricoperti di sabbia e il canale che collegava le lagune a ovest e a nord del villaggio al mare era completamente ostruito. Amnesty accusa anche le autorità mozambicane per l’incapacità di regolamentare il settore che ha contribuito ad aumentare i rischi che derivano dalle attività minerarie in corso nell’area.
“L’inerzia delle autorità ha lasciato la popolazione di Nagonha in balia di un’azienda che pone la ricerca del profitto al di sopra della vita delle persone – ha affermato Deprose Muchena, direttore regionale di Amnesty International per l’Africa australe – Senza controllo, le attività minerarie di Haiyu rappresentano un grave pericolo di ulteriori catastrofiche inondazioni che potrebbero cancellare Nagonha dalla carta geografica”.
E mentre i pescatori chiedono un risarcimento per tutto ciò che hanno perso, il ministero degli Affari esteri cinese ha contestato l’accusa di Amnesty. Haiyu, forte della presa di posizione del suo Paese, fa orecchie da mercante.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
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Ottima analisi Sandro.