Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 21 aprile 2018
E’ terminata la maxi esercitazione millitare “Flintlock 2018”, un addestramento regionale tra Africa, alleati e forze speciali del controterrorismo USA, che si svolge ogni anno dal 2005. Flintlock si svolge sotto la regia del Chairman of the Joint Chiefs of Staff (CJCS) (in italiano: capo degli Stati maggiori riuniti), che attualmente è Joseph Francis Dunford Jr. ed è sponsorizzata da The United States Africa Command (AFRICOM).
All’edizione di quest’anno hanno partecipato soldati delle forze armate di ben venti Nazioni. Oltre ai soldati africani dei cinque Paesi del Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mauritania, Mali e Niger), vi hanno fatto parte anche quelli di Camerun, Nigeria e Senegal, insieme a militari di Paesi partner occidentali, tra loro ovviamente italiani e altri, provenienti da Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.
I quasi millenovecento soldati che hanno partecipato all’esercitazione congiunta di questa edizione, hanno ricevuto un addestramento militare mirato per il respingimento dei gruppi terroristi jihadisti, particolarmente attivi in tutto il Sahel.
La cerimonia d’arpertura di quest’anno si è tenuta nella base militare di Tahoua, nel Niger, che nel luglio 2017 è stato teatro di un feroce attacco terrorista, rivendicato da “Gruppo di sostegno dell’islam e dei musulmani”, capeggiato da Iyad Ag Ghali. Ed è proprio in questa ex colonia francese che quattro soldati statunitensi sono stati barbaramente ammazzati in un’imboscata lo scorso anno.
Washington è presente da tempo in Niger con ben due basi, una nella capitale Niamey, e un’altra ad Agadez, nel nord. I tedeschi, invece, stanno costruendo una base aerea all’aeroporto di Niamey per facilitare l’intervento delle proprie truppe in Mali. Anche i francesi dispongono di due basi: la prima nella capitale Niamey, mentre la seconda, a Madama, che dovrebbe servire da appoggio anche ai nostri soldati. Ancora non è arrivato il via libera da parte del governo nigerino per il dispiegamento delle nostre truppe in questa ex-colonia francese. Angelino Alfano ha fatto sapere che le trattative con Niamey sono tutt’ora in corso. Certamente sarà compito del nuovo governo – se lo riterrà opportuno – portare avanti il dialogo con le autorità nigerine. Dall’altro canto però, il nostro Consiglio dei ministri aveva approvato tale missione alla fine dello scorso anno, mentre il Parlamento ha dato la sua approvazione poco più di un mese fa, senza che sul tavolo del nostro governo ci fosse una lettera di richiesta in tal senso da Niamey. Eppure Alfano aveva annunciato durante la cerimonia di inaugurazione della nostra ambasciata in Niger, il 3 gennaio 2018 che l’invio delle nostre truppe sarebbe stato imminente.
Come base per Flintlock 2018 è stata scelta proprio Agadez, ma le esercitazioni si sono svolte anche in Senegal e a Bangré de Kamboinsé, poco distante da Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso e Gilbert Ouedraogo, capo di Stato maggiore aggiunto burkinabè ha presieduto la ceromonia conclusiva il 19 aprile insieme al chargé d’affaires dell’ambasciata USA nel Paese.
Durante quasi due settimane (dal 9 al 20 aprile) le truppe, suddivise in piccoli gruppi, si sono esercitate in più discipline, dal paracadutismo al combattimento in zone urbane, alle tecniche di liberazione di ostaggi e molto altro ancora. Secondo Ouedraogo le manovre hanno rinforzato le capacità delle unità speciali delle forze armate impegnate nella lotta contro il terrorismo.
Il programma sicuramente non è stato scelto a caso, visto che sarà sopratutto compito del nuovo contingente tutto africano “Forces G5 Sahel” a dover contrastare e combattere i terroristi attivi nell’area, in particolare nelle zone di frontiera in special modo il triangolo Mali, Niger, Burkina Faso.
Per quanto concerne il nuovo contingente del Sahel, fortemente voluto dalla Francia e dall’UE, gli USA restano prudenti, come si evince dalle parole di Marcus Hicks, comandante di AFRICOM: “Il G5 Sahel ha recentemente effettuato le sue prime operazioni; dal punto di vista delle nostre forze armate avremo occasione di collaborare con ciascuno degli Stati che ne fanno parte, fornendo assistenza e formazione. Resteremo reattivi e flessibili mentre il G5 Sahel sarà in azione”. Flessibili, ma sopratutto prudenti, gli USA non vogliono impegnarsi in iniziative non loro. Malgrado ciò, il governo di Washington ha contribuito con un finanziamento di sessanta milioni per il nuovo corpo militare tutto africano.
Mentre le forze speciali erano intente ad esercitarsi, è stata attaccata la base della Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite a Timbuctu, nel nord del Mali e un operatore umanitario è stato rapito vicino a Inatès nel Niger, a pochi chilometri dal confine con il Mali.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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