Lomé, 14 aprile 2018
Nel reparto neonatale del Centre Hospitalier Universitaire Sylvanus Olympio di Lomé, la capitale del Togo, il caldo è soffocante, l’aria condizionata è fuori uso. Nella rianimazione per i piccoli c’è una sola infermiera per prestare le cure a oltre venti malati gravi.
Nella sala d’attesa le mamme disperate implorano parenti e amici di acquistare medicinali di base, guanti di lattice, soluzione fisiologica, confezioni di acqua potabile e quant’altro nelle farmacie della capitale, semplicemente perché il più grande ospedale del Paese è sprovvisto di tutto.
Uno dei piccoli pazienti del reparto è affetto di gastroschisi (un difetto di formazione della parete addominale che determina la non completa chiusura dei muscoli e della cute dell’addome e ha come conseguenza la fuoriuscita dei visceri addominali all’esterno) e la parte inferiore del suo addome è avvolto semplicemente con garze. Condivide la culla con alcuni altri neonati.
Se in Occidente le possibilità di sopravvivenza di un paziente affetto di una tale patologia è del novanta per cento, qui, in questo sovraffollato nosocomio, dove manca tutto, dal personale ai medicinali, i rischi di un’infezione sono molto elevati ed è molto probabile che il piccolo non sopravvivrà a lungo.
Il personale, allo stremo, stanco, inorridito e disgustato del livello di prestazioni terapeutiche della clinica universitaria e di tutti gli ospedali dell’ex colonia francese, sta utilizzando lo sciopero per esprimere il proprio disappunto contro il governo. Medici e personale paramedico hanno aggiunto la loro voce alla crescente ondata di proteste politiche che scuote il Paese dalla scorsa estate.
Tutto il personale dell’ospedale universitario negli ultimi mesi ha scioperato almeno sei, sette volte, impedendo ai pazienti di entrare e incoraggiando quelli ricoverati di farsi ricoverare in strutture private.
David Dosseh, medico uno degli organizzatori degli scioperi ha puntualizzato: “Se si accetta di lavorare in queste condizioni, si è complici di una situazione che potrebbe causare morti inutili. Ad un certo punto è bene chiedersi se non è meglio smettere di lavorare”.
I più critici ritengono che i problemi della sanità pubblica togolese, come la mancanza cronica di acqua, corrente elettrica, il malfunzionamento delle apparecchiature mediche e diagnostiche e dove i nuovi medici guadagnano meno di un tassista, siano il risultato di un governo incapace e corrotto.
Ma gli attuali disordini e proteste vanno ben al di là dei problemi del sistema sanitario. Dosseh e i suoi colleghi ritengono di essere perfettamente in sintonia con gli studenti universitari, gli insegnanti e tutte le altre persone che sono scese nelle piazze in questi mesi per protestare contro il presidente Faure Gnassingbé, la cui famiglia di cleptocrati che ha saccheggiato il Paese, governa questo Stato dell’Africa occidentale da ormai cinquant’anni.
I medici non sono scesi nelle strada, hanno limitato la loro protesta allo sciopero, ma, coinvolti in prima persona con la quotidiana sofferenza delle persone, si sono uniti al movimento che chiede le immediate dimissioni del presidente.
L’attuale capo dello Stato è succeduto al padre nel 2005 con elezioni marcate da violenze e brogli , ha appoggiato la nuova legge che pone limiti ai mandati presidenziali, ma escludendo i suoi mandati. Lui potrà ripresentarsi all prossime tornate elettorali del 2020 e 2025.
Il governo non sopporta critiche, gli oppositori politici vengono arrestati, sbattuti in luride galere, dove non mancano le torture inflitte dalla polizia federale. Il blocco di internet e dei social network sono all’ordine del giorno. La corruzione è endemica.
Lo scorso febbraio il governo ha accettato una negoziazione con l’opposizione grazie alla mediazione di Nana Akufo-Addo, presidente del Ghana. In attesa dei risultati di questi colloqui, gli attivisti avevano rallentato le proteste. Ora, dopo la calma delle scorse settimane, mercoledì le persone sono nuovamente scese nelle strade per manifestare il loro disappunto. La manifestazione non era stata autorizzata, e il corteo è stato disperso dalle forze dell’ordine. L’opposizione non molla e ha indetto una nuova protesta per questo oggi.
Il personale medico e paramedico non ha mai interrotto gli scioperi. A volte sono solo i medici a interrompere la loro attività, altre volte, invece, partecipa anche lo staff..
Recentemente è stato arrestato e trattenuto in prigione per alcuni giorni il vice rettore della facoltà di medicina di Lomé, Ihou Majesté, perché accusato di aver diffuso una audio-clip nella quale il ministro della Sanità veniva paragonato ad una vettura rotta. Le autorità avevano attribuito la voce della clip a Majesté.
Esperti dell’ONU sostengono che la mortalità neonatale, ventisei su ogni mille, sia ben al di sopra di quella della Sierra Leone, ma anche Niger e Burkina Faso, Paesi meno sviluppati, si posizionano molto meglio in questa classifica.
Ma spesso le statistiche ufficiali in Togo sono poco attendibili. Secondo Agbessi Amouzou, togolese, professore alla Johns Hopkins University, il più grande ospedale di Lomé è semplicemente un disastro. Basti pensare che recentemente un neurochirurgo, specializzato in Francia, ha dovuto usare il suo cellulare per illuminare il campo operativo di un paziente, perché all’improvviso è mancata l’energia elettrica.
Africa ExPress
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