Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 13 aprile 2018
Non che lo slittamento dei due blocchi continentali lungo la linea del Rift Valley non sia in atto. Lo è, ma procede con estrema lentezza. Si stima trattarsi di uno slittamento di pochi millimetri all’anno che – tra cinquanta milioni di anni circa – provocherà il completo distacco di una larga parte dell’Africa orientale. Questo remoto evento interesserà principalmente la Somalia, il Kenya, l’Uganda, la Tanzania, il Mozambico e frazioni minori di altre nazioni limitrofe. Questo, nella davvero improbabile ipotesi che, alla data prevista per il distacco, la configurazione politica dell’area in questione, sia ancora uguale quella di oggi.
Insomma, una larga parte dell’Africa si staccherà dal continente d’origine diventando un’enorme isola che andrà a piazzari a metà strada tra la sua matrice mutilata e il Madagascar. Per quanto si possieda, quindi, uno spirito lungimirante e si abbia a cuore il futuro dei posteri, cinquanta milioni di anni sono davvero troppi perché oggi ci si debba preoccupare. Ecco perché la spaccatura che si è recentemente creata sulla superstrada Narok-Naiorbi, ha creato sorpresa e allarme. Perché il distacco continentale si stava verificando con così enorme anticipo sui tempi stimati?
La voragine, in effetti, era davvero impressionante, lunga oltre dieci chilometri, con dimensioni che in certi punti superavano i dieci metri di profondità e i cinquanta di larghezza. Tanto è bastato perché molti mezzi d’informazione, locali e internazionali, parlassero subito di un inizio del fenomeno di frattura tettonica che avrebbe separato l’Africa orientale dal resto del continente. Ovviamente si è subito diffuso un comprensibile allarme in tutti i residenti dell’area in questione, allarme che gli stessi mezzi d’informazione hanno ulteriormente enfatizzato.
In realtà, è poi stato dimostrato che non si è trattato di un inizio del fenomeno geologico temuto, ma di un semplice effetto delle forti piogge che, agendo su un terreno di prevalente origine vulcanica e di scarsa compattezza, ne hanno eroso gli strati inferiori facendo sprofondare la superficie. Rientrato allarme, quindi, almeno in relazione a questo fenomeno. Chi, in questo ambito, volesse proprio dilettarsi con reportage catastrofistici, dovrà così rassegnarsi a pazientare per altri cinquanta milioni di anni.
Franco Nofori
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