Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 10 aprile 2018
Questa volta lo scandalo Eni, dopo le accuse di corruzione in Algeria e Nigeria, arriva in Congo Brazzaville. Documenti di Paradise Papers hanno svelato che tre italiani e un loro socio britannico, tutti collegati all’azienda petrolifera di stato, controllano un enorme giacimento di gas dell’ex colonia francese.
Di questo nuovo caso che coinvolge il colosso italiano dell’energia, il numero de L’Espresso uscito l’8 aprile, ne parla in un’inchiesta che ricostruisce la vicenda della quale sta indagando la Procura di Milano.
L’accusa contro Eni è di corruzione internazionale e i magistrati vogliono indagare sull’importo delle presunte tangenti pagate a “pubblici ufficiali stranieri” per capire come hanno fatto tre italiani e il loro socio britannico a diventare proprietari del giacimento di gas del Paese africano.
L’Espresso ha realizzato il reportage sull’analisi di oltre 700 documenti estratti da Paradise Papers condivisi dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung con l’International Consortium of investigative journalists (Icij) del quale fa parte anche il settimanale italiano.
L’inchiesta giudiziaria coinvolge Roberto Casula, responsabile dello Sviluppo Eni e già consigliere di amministrazione di Eni Foundation; Andrea Pulcini, procuratore Eni ed ex alto dirigente Agip a Londra; Maria Paduano che ha forti legami d’affari con Roberto Casula e Alexander Haly, fornitore di Eni Congo, cittadino britannico residente a Montecarlo.
Il giacimento congolese off-shore si chiama Marine XI e vale due miliardi di dollari. Nel 2013 la WNR-World Natural Resources, con sede alle Mauritius – paradiso fiscale con tassazione massima al 3 per cento – ha acquisito il 23 per cento dell’immenso deposito di gas naturale. La quota gli è stata ceduta dal Groupe Africa Oil & Gas Corporation (Aogc), primo gruppo petrolifero privato congolese nato nel 2003.
Aogc, a livello internazionale, è però conosciuta anche come azienda accusata di essere la cassaforte del “cerchio magico” del presidente Denis Sassou-Nguesso. Viene utilizzata dai plutocrati congolesi per esportare valuta e acquistare ville e beni di lusso fuori dal Paese. Dai documenti risulta che il valore di mercato della fetta di Marine XI acquistata da WNR nel 2013 era di 430 milioni di dollari ma è stata pagata solo 15 milioni. Perché un prezzo stracciato davanti al suo reale valore?
Secondo la ricostruzione nell’inchiesta pubblicata da L’Espresso dopo un lungo lavoro di sfoltimento di carte sulle società anonime che nascondevano la proprietà, la WNR risulta appartenere a Pulcini e alla moglie Rita che controllano il 49,9 per cento, e a Paduano e Haly che hanno il rimanente 50,1 per cento diviso per due.
Eni sull’indagine della magistratura ha dichiarato che continuerà a fornire la propria collaborazione alla magistratura affinché possa essere fatta la massima chiarezza sulla vicenda e “la propria totale estraneità da presunte condotte illecite in relazione alle operazioni oggetto di indagine, operando nel pieno rispetto delle leggi stabilite da Stati sovrani”.
In un’intervista rilasciata a Repubblica poche settimane fa Jean Luc Malekat, ex ministro dell’Economia nel governo di transizione del premier André Milango, ha affermato che Eni ha fatto accordi con l’attuale amministrazione per il rinnovo illegale dei contratti di concessioni scadute. Conferma che c’è stato anche un accordo per l’installazione di centrali a gas in Congo “in modalità assolutamente non trasparente”.
Nella Repubblica del Congo c’è una brutta situazione sui diritti umani. Secondo il rapporto 2017-2018 di Amnesty International le autorità hanno vietato raduni e assembramenti pubblici limitando l’esercizio del diritto alla libertà di riunione e anche il diritto alla libertà d’espressione ha subìto limitazioni.
Di fatto il Congo-B è conosciuto come uno dei Paesi con il livello di corruzione più alto al mondo dove il presidente-dittatore Dennis Sassou-Nguesso (al potere da 34 anni, tranne per una breve parentesi quando fu eletto Pascal Lissouba che lui cacciò con l’aiuto dei francesi dopo aver scatenato una feroce guerra civile), e il suo entourage spendono a piene mani mentre la popolazione vive con un dollaro al giorno. Transparency International sulla corruzione piazza l’ex colonia francese al 161° posto su 180 e dà il punteggio di 21 su una scala di cento.
È bene infine ricordare che l’attuale amministratore delegato dell’ENI, Claudio Descalzi, è sposato con una donna congolese, Marie Madeleine Ingoba, che fa parte dell’intimo entourage di Sassou-Nguesso. Un piccolo insignificante tassello che può ed è in grado di aprire parecchie porte.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
Crediti immagini:
– Mappa Congo-B
Di Directorate of Intelligence, CIA – https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/cf.html, Pubblico dominio, Collegamento
– Mappa Africa Congo-B
Di Alvaro1984 18 – Opera propria, Pubblico dominio, Collegamento
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