Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 8 aprile 2018
Il neo-eletto primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, si è recato sabato a Giggiga, il capoluogo della regione somala, nella parte sud-orientale del Paese. La città dista solo una sessantina di chilometri dal Somaliland, mentre il territorio confina ad ovest con l’Oromia. La zona nel recente passato è stata teatro di feroci violenze che hanno causanto quasi un milione di sfollati.
I primi scontri sono scoppiati lo scorso settembre al confine tra le due regioni che si accusano reciprocamente delle brutalità. Le autorità dell’Oromia lamentano come il territorio sia stato attaccato più volte da forze paramilitari della regione vicina, che respinge le insinuazioni, anzi, punta il dito sugli oromo e denuncia che spesso i suoi residenti sono state vittime di incursioni aggressive.
A Giggiga Abiy ha parlato in pubblico con la popolazione e ha evidenziato che: “Una tragedia del genere non deve più verificarsi”. Ha chiesto la collaborazione di tutti per trovare in breve tempo una soluzione sostenibile e durevole. Il primo ministro ha inoltre promesso aiuti agli sfollati.
Somali e Oromia sono le due regioni più estese dell’Etiopia. I conflitti tra le due popolazioni nelle zone di confine – lungo oltre millequattrocento chilometri – per questioni di risorse, pozzi e pascoli non sono nuove. I somali sono per lo più allevatori e pastori, mentre la maggior parte degli oromo si occupano di agricoltura e le dispute tra popolazioni agro-pastorali non sono mai di facile risoluzione, proprio perché entrano in conflitto gli interessi degli uni con quelli degli altri.
Durante il suo primo discorso da premier dopo il suo giuramento che si è tenuto il 2 aprile ad Addis Ababa, la capitale dell’Etiopia, Abiy ha richiamato l’attenzione degli etiopici sulla necessità dell’unità etnica.
Venerdì scorso il leader dell’Etiopia ha chiuso una volta per tutte la famigerata prigione Maekelawi, famosa per gli abusi contro i detenuti, comprese – come hanno denunciato spesso le organizzazioni per la difesa dei diritti umani – torture e umiliazioni corporali, chiusura già promessa dal suo predecessore Hailemariam Desalegn all’inizio dell’anno (https://www.africa-express.info/2018/01/04/etiopia-saranno-rilasciati-tutti-prigionieri-politici-e-chiusa-la-prigione-lager-di-addis-abeba/). L’edificio dovrebbe essere trasformato in un museo, secondo fonti governative. Il giorno precedente sono stati liberati undici giornalisti e blogger, arrestati il mese scorso per aver violato le norme dello stato d’emergenza.
Cornelia I. Toelgyes
corneliaict@hotmail.it
@cotoelgyes
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