Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 5 aprile 2018
“Sono qui in visita in Cina per invitare gli investitori cinesi in Zimbabwe e per dire loro che è un Paese pieno di opportunità. Con la Cina dobbiamo avere rapporti più profondi e maggiormente produttivi”.
In un’intervista alla China Global Television Network, il presidente dell’ex colonia britannica, Emmerson Mnangagwa, ha spalancato le porte a Xi Jinping per far rinascere il Paese dopo il disastro causato da 37 anni di dittatura di Robert Mugabe.
Mnangagwa ha definito “un successo clamoroso” il suo primo viaggio estero da quando si è insediano come presidente dopo il “golpe soft” che ha esautorato Mugabe. Una settimana durante la quale ha parlato a lungo con il presidente Xi Jinping di questioni politiche, economiche, regionali e internazionali.
Tra i due Paesi sono stati firmati una decina di promemoria che riguardano cooperazione economica, sviluppo delle competenze, istruzione, costruzione di infrastrutture e altri aspetti dell’economia dello Zimbabwe.
Tra le opere che i cinesi eseguiranno nel Paese africano, la ristrutturazione (valore 1,5 miliardi di dollari) delle unità 7 e 8 della centrale elettrica a carbone di Hwange, in Matabeleland, 600km a ovest della capitale Harare. La struttura è la maggiore centrale a carbone del Paese e attualmente produce 320 megawatt. Con l’intervento cinese aumenterà la produzione di energia elettrica di 600 megawatt.
L’accordo prevede anche che, quando il memorandum d’intesa firmato sarà operativo, la China Communication Construction Company società di sviluppo delle infrastrutture più grande del mondo avrà un ufficio regionale in Zimbabwe. Servirà a realizzare progetti di costruzione di strade, ferrovie, aeroporti e dighe.
Dopo 18 anni di isolamento dovuto alle sanzioni e alla chiusura di Mugabe, con il viaggio in Cina, Mnangagwa vuole risvegliare l’economia dello Zimbabwe a tutto campo, anche nel settore dell’agricoltura da decenni in rovina. Nell’ultimo giorno di visita al gigante asiatico il presidente zimbabwiano è volato in Anhui, regione tra il fiume Azzurro e il fiume Huai, 1300 km a sud di Pechino. Qui ha visitato strutture agricole ad alta tecnologia interessanti per modernizzare e meccanizzare l’agricoltura del Paese africano.
Il viaggio del presidente Mnangagwa in Cina ha però creato polemiche per i costi sostenuti. Mnangagwa ha snobbato la compagnia aerea di bandiera Air Zimbabwe, sospesa varie volte dalla Iata per debiti, che nel 2004 ha inaugurato la rotta per Pechino e lo avrebbe portato da Xi Jinping per 1,9 milioni di dollari.
Il presidente, per 2,3 milioni di dollari, ha deciso di noleggiare un jet della compagnia aerea privata Comlux. Un aereo per clienti vip con camera da letto e bagno privato, ufficio, sala da pranzo e soggiorno e una sala per entourage e personale. Il jet ha spazio per oltre 250 bagagli e può trasportare diverse auto. C’è da dire che, nel 2017, delle 31 rotte in programma Air Zimbabwe ne ha chiuse 25. Delle sei rimaste tre sono interne: Bulawayo, Victoria Falls e Kariba. Le uniche rotte internazionali di Air Zimbabwe sono Lusaka in Zambia, Dar es Salaam in Tanzania e l’aeroporto sudafricano di Johannesburg.
Sandro Pintus
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