Abiy Ahmed, leader della coalizione di governo dell'Etiopia
Addis Ababa, 30 marzo 2018
Lunedì prossimo, il giorno dopo la Pasqua cattolica, Abiy Ahmed giurerà come Primo ministro del governo etiopico. Il nuove leader dell’ex colonia italiana presterà giuramento durante una sessione straordinaria di The House of People’s Representatives (la Camera bassa). La coalizione al governo, l’Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front, lo ha disegnato successore di Hailemariam Desalegn, dimessosi a metà febbraio. Martedì scorso Abiy Ahmed era stato nominato capo della coalizione al potere, preludio della sua nomina a primo ministro.
Il nuovo leader dell’EPRDF, di etnia oromo, è anche a capo di Oromo Peoples’ Democratic Organization (OPDO), uno dei partiti della coalizione. Ahmed, classe 1976, è nato in una famiglia di agricoltori, di Agaro da padre musulmano e madre cristiana. Agaro è nota per la produzione di caffè.
All’età di quattordici anni si unisce alla resistenza per combattere il Derg (dittatura militare etiopica di ispirazione comunista) che dal 1977 fino alla sua caduta, nel 1991, è stato guidato da Mènghistu Hailè Mariàm, oggi è in esilio in Zimbabwe.
Ahmed fa una rapidissima carriera nell’intelligence dell’esercito. E’ laureato e specializzato in crittologia. subito dopo il master completa il suo dottorato in studi sulla risoluzione dei conflitti. E’ sposato e ha tre figlie. Nel 2010 inizia anche la sua carriera politica come membro dell’OPDO. Dopo essere stato eletto nel The House of Representatives, diventa ministro della Scienza e tecnologia nel 2016, poltrona che lascia dopo poco.
E’ la prima volta in ventisette anni che un membro di etnia oromo, accede alla testa dell’esecutivo. Potrebbe essere un segno di distensione nei confronti della più grande comunità del Paese, che rappresenta un terzo della popolazione di centoquattro milioni di abitanti. Gli oromo si sentono emarginati.I tigrini, pur costituendo solamente il sei per cento della popolazione, detengono tutti i posti chiave nell’ammnistrazione.
In tutti i casi la nomina di Ahmed dovrebbe ridare un po’ di fiducia, almeno ad una parte degli oromo. Secondo un analista politico etiopico, Hallelujah Lulie, l’investitura a primo ministro di un membro dell’etnia oromo dovrebbe dare una stabilità a breve termine. Mentre una pace sostenibile dipende dalla capacità di governo e la volontà di voler risolvere i problemi che stanno alla base.
Il nuovo leader avrà il difficile compito di traghettare l’Etiopia fuori da una profonda crisi politica che dura dal novembre 2015. Insieme agli amhara, che rappresentano poco più di un quarto della popolazione, gli oromo sono stati in prima linea nelle proteste anti-governative e la conseguente repressione tra il 2015 e il 2016 ha causato la morte di oltre mille persone.
Dopo le dimissioni di Desalegn, l’attuale governo non ha mostrato nessun segno di apertura reale, anzi con la dichiarazione dello stato d’emergenza (https://www.africa-express.info/2018/02/17/etiopia-stato-di-emergenza-dopo-le-dimissioni-del-primo-ministro/) ha ridotto ancora di più la libertà individuaie.
Africa ExPress
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