Franco Nofori
Mombasa, 23 marzo 2018
Si tratta del “duo-cotecxin”, un farmaco antimalarico importato dalla casa farmaceutica cinese Zhejiang Holley Nanhu Pharmaceutical che è tra i più diffusi in Kenya, usato sia come profilassi preventiva e sia come cura di attacco all’insorgere dell’infezione. Cleopa Mailu del ministero della salute ha ordinato ieri il ritiro di tutte le confezioni presenti nelle farmacie del paese in quanto, stando alle analisi effettuate, non solo si tratterebbe di un farmaco inefficace a combattere il morbo malarico, ma avrebbe anche gravi effetti collaterali mettendo così a rischio la salute dei cittadini.
Le analisi di laboratorio sono state eseguite dalla Drug Analysis and Research Unit (Daru), Department of Pharmaceutical Chemistry dell’Università di Nairobi che ne ha denunciato la pericolosità alle competenti autorità governative che hanno quindi ordinato il blocco immediato delle vendite del farmaco. “Il campione da noi esaminato – precisa il comunicato del laboratorio – presentava alcuni componenti non allineati agli standard sanitari previsti e quindi nocivi per gli utilizzatori”.
La notizia ha sollevato comprensibile preoccupazione nel Paese poiché, grazie al suo costo contenuto, si trattava di un farmaco ampiamente usato, soprattutto dalle classi sociali meno abbienti che lo preferivano ad altre più costose prescrizioni. Questa scoperta ha anche riportato alla ribalta la questione della vasta presenza in Kenya di farmaci di origine indiana e cinese, medicinali che vengono più spesso prodotti senza avere alle spalle un’adeguata struttura di ricerca e che penetrano nei mercati grazie al prezzo ridotto rispetto agli originali. Si tratta di prodotti che copiano quelli delle più blasonate case farmaceutiche e che, in Italia, vengono definiti “farmaci comparati”.
Benché negli ultimi anni l’affezione malarica abbia registrato un confortante calo nel numero dei decessi, essa continua tuttavia a imperversare in Africa, dove è tutt’altro che debellata e continua a mietere vittime soprattutto tra i bambini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, stima che ogni anno, nel mondo, circa 500 mila persone muoiono per malaria e nel 66 per cento dei casi si tratta di bambini. Difficile è l’opera delle varie organizzazioni umanitarie che stentano a fare adottare alle popolazioni africane anche le più elementari precauzioni preventive. Qualche anno fa, le zanzariere donate alla popolazione di Zanzibar, anziché proteggere gli abitanti durante il riposo notturno, venivano utilizzate come reti da pesca.
Molto dibattuta è anche la questione della profilassi antimalarica preventiva, adottata in prevalenza dai turisti durante i loro brevi soggiorni nelle zone a rischio. Intanto essa non garantisce una protezione totale, ma soprattutto, presenta così tali e tanti effetti collaterali che ne scoraggiano spesso l’assunzione. Infatti, ciò che salva dai disastrosi effetti dell’affezione malarica, è una pronta diagnosi all’insorgere dei primi sintomi e l’immediata adozione della cura necessaria che consente spesso di risolverla in pochi giorni, salvo la presenza di altre gravi patologie che possono creare complicanze sfociando, magari, nella forma più devastante che è data dalla cosiddetta malaria cerebrale.
La femmina della zanzara anofele è la portatrice di questa sgradita affezione e soprattutto nello scenario africano non c’era certo bisogno di scoprire che uno dei farmaci, distribuiti per debellarla, non solo non serve allo scopo, ma addirittura mette a rischio la salute di chi l’assume.
Franco Nofori
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