Sana’a, 22 marzo 2018
La foto potrebbe sembrare uno dei tanti lager della Libia, ormai i più si sono abituati a vedere i migranti adagiati uno accanto all’altro per terra nei squallidi centri di detenzione della nostra ex colonia. Questi poveracci, tutti provenienti dall’Africa subsahariana, per lo più dal Corno d’Africa, sono invece capitati in un luogo ancora più terribile, se possibile: il suolo libico. Sono nello Yemen, dove si consuma un sanguinoso conflitto interno dal marzo del 2015.
I migranti sono stipati in una specie di magazzino senza tetto ad Aden, città portuale nel sud del Paese. Sono scappati dalla loro patria alla volta dell’Arabia Saudita o in altri Stati del golfo in cerca di lavoro e fortuna; strada facendo si sono trovati intrappolati nello Yemen in guerra, prigionieri, perché considerati migranti clandestini, affamati e terrorizzati, in attesa di essere deportati.
I seicento e più disperati, sorvegliati a vista, da giorni non ricevono più cibo, sono allo stremo. Hanno paura di morire di fame, altri ancora – come per esempio gli eritrei – sono terrorizzati al pensiero di essere deportati. Ad Asmara non sarà certo un tappeto rosso ad attenderli.
Già ben prima della guerra lo Yemen era un Paese pericoloso. https://www.africa-express.info/2014/06/09/dallafrica-alla-yemen-la-vita-dei-migranti-fuga-tra-angherie-e-torture/. Spesso i migranti venivano rapiti, picchiati, torturati da bande criminali, rilasciati solamente dietro pagamento di un lauto riscatto, potevano proseguire il loro viaggio verso gli Stati confinanti dove molti dei loro conterranei lavorano da anni, spesso maltrattati, peggio degli schiavi.
Ma chi è disperato, chi ha fame, affronta ugualmente un simile viaggio, pur conoscendo i rischi che esso comporta e il numero dei migranti verso queste mete è in continua crescita. Secondo i dati forniti dall’UNHCR, nel 2015 poco più di 92 mila, nel 2016, invece, 100.117 africani hanno tentato questa via di fuga.
Un ufficiale del luogo ha specificato che quindicimila “illegali” vengono fermati mensilmente ai checkpoint di Aden e d’intorni, zone controllate dal governo. Tutti i servizi dello Stato sono allo sfascio per la grave crisi economica, conseguenza del conflitto interno. Dunque, procurare del cibo per i migranti è l’ultimo dei problemi delle autorità.
Il conflitto interno dello Yemen vede contrapposto due fazioni: da un lato gli huti, un movimento religioso e politico sciita, che appoggiano il presidente destituito Ali Abd Allah Ṣaleḥ, dall’altro le forze del presidente Mansur Hadi, rovesciato dagli huti con un colpo di Stato nel gennaio 2015. La coalizione saudita entra nel conflitto nel marzo 2015 a sostegno di Hadi, che a tutt’oggi è riconosciuto dalla comunità internazionale come capo di Stato. Il vecchio leader Saleh è stato ucciso a metà dicembre dello scorso anno dagli huti, con i quali lui era alleato.
Africa ExPress
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