Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 20 marzo 2018
Amnesty International accusa nuovamente l’esercito e il governo nigeriano: i militari avrebbero ignorato l’avviso – lanciato più volte poche ore prima del rapimento delle alunne della scuola di Dapchi – che lo Yobo State si era riempito di terroristi pronti a effettuare qualche azione. (https://www.africa-express.info/2018/03/06/nigeria-attentati-continui-di-boko-haram-mentre-pastori-e-contadini-continuano-combattono/). Un atteggiamento del genere e cioè la sottovalutazione di un pericolo imminente si era già manifestato nel 2014 per il sequestro delle studentesse di Chibok #BringBackOurGirls. (http://www.africa-express.info/2014/05/10/amnesty-quattro-ore-prima-avevamo-avvisato-militari-che-avrebbero-tentato-di-rapire-le-300-ragazze/).
In entrambi i casi le autorità nigeriane hanno riconosciuto il rapimento solo qualche giorno dopo. Nel primo caso il presidente in carica era Goodluck Jonathan, mentre ora il capo di Stato è Muhammadu Buhari, ma come si può vedere chiaramente, nulla è cambiato. Eppure Buhari, golpista del 1983, aveva fatto della lotta contro i jihadisti il suo cavallo di battaglia durante la sua campagna elettorale e, appena nominato sommo leader del suo Paese aveva promesso che entro il 31 dicembre 2015 i terroristi sarebbero stati annientati completamente.
Amnesty dalla sua sede centrale di Londra ha chiesto al governo di Abuja di aprire immediatamente un’inchiesta per determinare gli errori nella gestione della crisi e Osai Ojigho, direttrice di Amnesty International Nigeria, ha precisato: “Le autorità paiono non aver appreso affatto la lezione del rapimento delle 276 studentesse di Chibok e non hanno fatto niente per garantire protezione alla popolazione civile del nordest della Nigeria, soprattutto alle studentesse”.
Nel suo rapporto di oggi Amnesty chiede al governo nigeriano perché non ci fossero truppe sufficienti sul posto al momento del rapimento delle ragazzine di Dapchi. Quali misure sono state prese per proteggere le scuole nel nord-est del Paese dopo i fatti di Chibok?
La ONG ha precisato che i servizi di sicurezza avrebbero ricevuto almeno cinque avvisi nel pomeriggio, poche ore prima dell’attacco. E’ stata ignorata la segnalazione che miliziani Boko Haram si stavano dirigendo verso Dapchi nello Yobe State. Alcuni residenti confermano di aver visto ben nove autovetture con a bordo una cinquantina di terroristi quando distavano ancora una trentina di chilometri dalla cittadina, dove sono giunti alle 18.30. I jihadisti si sono diretti subito verso il pensionato della scuola. Alle 21.00 sono stati avvistati con le ragazze rapite e anche qui i residenti hanno immediatamente allertato le forze di sicurezza.
La denuncia di Amnesty si basa sulla testimonianza di ben ventitré persone e di tre responsabili della sicurezza – che si sono avvalsi della facoltà dell’anonimato – di Geidam, poco distante dalla frontiera con il Niger. Secondo le informazioni raccolte, nel fascicolo viene evidenziato che i comandanti militari di Geidam e Damaturu sono stati allertati proprio al momento dell’attacco. I residenti di Dapchi e Geidam hanno raccontato di aver sentito il rombo di un aereo militare mentre sorvolava i cieli della zona. solamente un’ora dopo la partenza dei terroristi.
Per le studentesse rapite a Chibok nel 2014 il mondo intero aveva preso posizione. L’hashtag #BringBackOurGirls era presente ovunque in rete e anche l’allora first lady americana Michelle Obama, come molte altre personalità della politica e dello spettacolo, si erano strette attorno a Chibok e i suoi abitanti, alle madri delle ragazze sequestrate. Questo rapimento di massa, invece, si sta consumando nel totale silenzio e nell’indifferenza del mondo.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
#BringBackOurGirls
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