Franco Nofori
Mombasa, 18 marzo 2018
La notizia – diffusa nel tardo pomeriggio di ieri da un quotidiano online – rimbalza oggi su tutte le testate nazionali: l’ICC (International Criminal Court) ha incaricato tre giudici, Robert Fremer, Alapini Gansou e Kimberly Prost, di riaprire il procedimento penale contro il presidente e il vicepresidente del Kenya per crimini conto l’umanità in conseguenza delle gravi violenze esplose nel dopo elezioni 2007 quando oltre 1300 persone persero la vita e altre 600 mila furono costrette ad abbandonare i propri luoghi di residenza.
I due, insieme al giornalista Joshua Sang, accusato d’incitamento alla violenza, furono prosciolti con formula dubitativa nel 2014 con gran disappunto degli accusatori, incaricati di produrre le evidenze per le imputazioni a loro carico. Questo avvenne perché, uno dopo l’altro i testimoni a supporto delle accuse, sparirono, ritrattarono o risultarono inattendibili. La formula pronunciata dalla corte fu infatti di proscioglimento per insufficienza di prove.
Venerdì scorso il Tribunale Internazionale, sul suo sito ufficiale, ha annunciato la nomina del nuovo team di accusatori e la costituzione del collegio giudicante la cui composizione sarà completata entro il prossimo 20 marzo. Benché a fronte del precedente giudizio, gli allora incaricati dell’accusa, espressero riserva di fare ricorso in appello, nessuno si attendeva che la procedura di incriminazione sarebbe ripresa, tant’è che la prima e discussa intenzione, annunciata dal governo, di revocare il riconoscimento della Corte Internazionle, rientrò subito dopo il proscioglimento dei due accusati e fu l’allora Procuratore Generale del Kenya, Githu Muigai, a riconfermare il supporto del suo paese all’alto tribunale .
Al momento in cui scriviamo, le grandi testate internazionali non si sono ancora espresse al riguardo della decisone dell’ICC, né lo hanno fatto i due principali indiziati che detengono le più alte cariche dell’esecutivo. Certo è che, dopo gli allarmanti eventi che hanno fatto seguito alle recenti elezioni presidenziali, finalmente superati con la collaborazione espressa pochi giorni fa dagli schieramenti opposti, pareva che il Kenya potesse avviarsi più serenamente verso un futuro di stabilità, concentrandosi sui più urgenti affari di stato a beneficio del paese. Oggi, invece, tutto ripiomba nell’apprensione e nell’incertezza.
Del resto, che la corte avesse mal digerito gli esiti dei primo processo contro Kenyatta e Ruto, lo dimostravano le dichiarazione allora espresse senza perifrasi dal capo del team dell’accusa, signora Fatou Bensouda: “gli imputati hanno minacciato, intimidito o corrotto, tutti i testimoni a loro carico”. Non è chiaro su quali nuovi elementi la Corte abbia ora deciso di riaprire il caso contro gli accusati, ma è ragionevole assumere che l’abbia fatto in ragione di altre circostanze non note nel primo procedimento e che ora sono venute alla luce a fronte di ulteriori investigazioni.
Franco Nofori
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