Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 16 marzo 2018
Il Sudafrica sta combattendo contro il peggiore focolaio di listeria mai esistito al mondo. Dal gennaio 2017 ad oggi sono decedute almeno centottanta persone.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso la sua preoccupazione per l’espandersi della malattia, che ha colpito finora novecentosettantotto persone. Il National Institute for Communicable Diseases (in italiano, l’Istituto nazionale per le malattia trasmissibili) registra nuovi casi quasi quotidianamente.
Della listeriosi è responsabile il batterio Listeria monocytogenes, presente nell’acqua, nel terreno e nelle piante. Anche gli animali, come bovini, caprini e ovini possono essere portatori del batterio. Il consumo di cibo o mangime contaminato è la principale causa d’infezione, ma può avvenire anche tramite il contatto tra persone e animali infetti. La cottura ad oltre 65 °C uccide il batterio. A differenza di molti altri microrganismi, tollera molto bene le basse temperature e i cibi salati, e pertanto lo si può riscontrare in cibi pronti.
Nelle persone infette i sintomi variano, da lievi avvisaglie di tipo influenzale, come nausea, vomito e diarrea, a infezioni più gravi, quali meningite e altre complicazioni a volte con esito letale. Le persone più sensibili alle infezioni da listeria sono gli anziani, le donne in gravidanza, i neonati e le persone con deficit del sistema immunitario.
All’inizio del mese, Aaron Motsoaledi, ministro della Sanità sudafricano, ha fatto sapere che secondo le analisi effettuate da NICD, il ceppo ST6 del batterio killer è stato trovato in una fabbrica che produce wurtsel e altre salsicce, la Tiger Brands’s Enterprise di Limpopo, capoluogo del Polokwane. Finora l’industria incriminata ha ritirato tremilacinquecento tonnellate di cibo, come, appunto wurstel, carni fresche e surgelate; questi alimenti dovranno essere inceneriti e l’intero stabile e le varie catene di lavorazione dovranno essere disinfettati. Attualmente sono al lavoro anche esperti locali e internazionali, ingaggiati dalla compagnia, per analizzare i prodotti e per capire se effettivamente la Tiger Brand’s è responsabile del focolaio di listeria nel Paese, come sostiene NICD.
L’Istituto nazionale ha puntato il dito contro la fabbrica di prodotti alimentari, dopo aver analizzato campioni di cibo dei pasti consumati da bambini di un asilo nido, ora tutti ricoverati e sotto terapia, perché affetti di listeria.
La Tiger Band’s non ha più messo sul mercato altri alimenti di questo tipo e con una campagna a larga scala ha chiesto ai consumatori di consegnare ai rivenditori il cibo incriminato.
Per precauzione anche la Rainbow Chicken Limited ha ritirato i suoi salsicciotti dal mercato.
Nel frattempo Kenya, Zimbabwe e Zambia hanno bloccato l’importazione di carni lavorate, latticini, frutta e verdure dal Sudafrica; Namibia e Mozambico finora si sono limitati a quella dei wurstel e prodotti simili, il Malawi, invece, sta effettuando controlli supplementari sugli alimenti sudafricani importati e anche il Botswana sta ritirando tali i prodotti dal mercato.
Nell’Africa australe la popolazione è ghiotta di salsicciotti viennesi e alimenti simili; ora anche la Namibia, una ex colonia tedesca, ha dovuto registrare il suo primo caso di listeria. Si tratta di un uomo sulla quarantina, ora ricoverato in ospedale.
Anche in Italia sono decedute tre persone di listeria nelle Marche nel 2016, allora responsabile dell’infezione batterica era un salume, confezionato ad Ancona.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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