Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 13 marzo 2018
L’Organizzazione mondiale della Sanità denuncia i falsi medicinali che mietono oltre centomila morti ogni anno in Africa. Cure farmaceutiche che dovrebbero guarire e salvare vite, non di rado si rivelano come veri e propri killer. A livello mondiale un medicinale su dieci è contraffatto, mentre nel continente africano lo sono ben sette su dieci.
Nel Benin sono stati condannati oggi a ben quattro anni di galera nove imbroglioni, responsabili di case farmaceutiche del Paese, responsabili per l’approvvigionamento di medicinali e un responsabile del ministero della Sanità di Cotonou.
Questo processo, il primo di questa portata, è stato seguito in tutto il continente con molto interesse, perché malgrado denunce e avvisi a ripetizione, il mercato illecito dei farmaci si sta intensificando in tutta l’Africa.
Da qualche anno la lotta contro i medicinali contraffatti si è intensificata e le organizzazioni regionali, come la Comunità economica dell’Africa occidentale (ECOWAS) e la Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (CEMAC) hanno adottato politiche comuni per quanto riguarda i farmaci.
Grazie ad una recente cooperazione istituita tra le dogane, sono stati ottenuti diversi risultati. Lo scorso giugno, per esempio, l’Organizzazione mondiale delle dogane, in collaborazione con diciotto Paesi africani, ha sequestrato duecentosessanta milioni tra medicinali falsi e illeciti.
Questi farmaci provengono per lo più dalla Cina e dall’India ed entrano in Africa dai porti principali, come Cotonou, per poi essere distribuiti in tutto il continente.
Sandra Waynes, esperta in tecniche doganali, ha spiegato che i sequestri possono essere veramente impressionanti, ma spesso sono assolutamente inutili, perchè i farmaci vengono in seguito consegnati alle autorità sanitarie, che dovrebbero distruggerli. Ma l’inerzia delle autorità e una legislazione inadeguata fanno sì che ciò spesso non avvenga. Con il pretesto della penuria di medicinali, le autorità dimenticano che quelli sequestrati spesso non sono preparati terapeutici, ma veri e propri veleni che possono mettere in pericolo la salute di chi li assume.
E poi i trafficanti conoscono bene le falle del sistema. In molti Paesi, per esempio, le autorità doganali possono aprire i container per un controllo solamente in presenza dell’importatore. In assenza di una convenzione internazionale, simile a quella dell’ONU riguardante la lotta contro la criminalità transnazionale del traffico della droga, i magistrati hanno sovente le mani legate per poter intervenire in modo incisivo e smantellare le filiere. Raramente i sequestri hanno un seguito processuale. Finora solamente Benin, Camerun e Costa d’Avorio sono impegnati in una riforma della legislatura vigente in tal senso.
Mettere un punto finale a questo traffico illecito ed estremamente dannoso per la salute delle popolazioni africane non è semplice, perché subentra anche un problema finanziario: analizzare una sola pasticca comporta una spesa di ben cinque euro e l’acquisto di un Truscan, apparecchio utilizzato nei Paesi industrializzati in grado di rivelare e individuare immediatamente i medicinali contraffatti, costa ben quarantamila euro. Nessuno dei governi africani ha i mezzi per sostenere le spese per l’acquisto di questi equipaggiamenti.
Il Consiglio europeo aveva già proposto nel 2011 la convenzione internazionale “Medicrime” per risolvere una volta per tutte il problema del traffico dei farmaci illeciti. Dogane, polizia, magistrati e le autorità politiche avrebbero in tal modo i mezzi ed il potere di applicare ciò che è stato deciso e siglato nella convenzione, vale a dire il traffico di farmaci contraffatti diventa un crimine e come tale può essere perseguito penalmente.
A livello mondiale finora solamente ventisette Paesi hanno aderito alla convenzione Medicrime, tra loro tre Stati africani: Burkina Faso, Marocco e Guinea.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes