Franco Nofori
Mombasa, 13 marzo 2018
Li incontriamo immancabilmente ogni volta che percorriamo le strade del Kenya. Si distinguono dai loro colleghi, impegnati in altri servizi, perché indossano un cappello a visiera di colore bianco. Appartengono alla “Traffic Police”, il corpo temuto da tutti gli automobilisti del Kenya. Telefonini dalle mille e più funzioni, telecamere non più grosse di uno spillo e la sempre più marcata intolleranza dei cittadini ai loro frequenti soprusi, hanno finito per metterli davvero in croce.
Nel pomeriggio di ieri il capo della National Police Service Commission (NPSC), Johnston Kavoludi, ha annunciato il licenziamento in tronco di oltre 400 agenti del traffico sorpresi con le dita nella marmellata, cioè colti ad estorcere il famigerato Kitu-Kidogo (bustarella) ai malcapitati utenti stradali. Per il Kenya, si tratta di una decisione davvero epocale poiché il numero degli agenti colpiti dal provvedimento rappresenta circa il dieci per cento dell’intera forza del corpo in questione.
“E’ una decisione che doveva già essere presa da tempo – ha precisato Kavoludi – poiche il dipartimento della polizia stradale è risultato essere quello più corrotto dell’intero corpo di polizia”. L’alto funzionario ha inoltre aggiunto che, d’ora in poi, “a nessun agente saranno riconosciuti passaggi di grado né benefici di pensionamento, se non in presenza di un certificato che attesti la loro assoluta integrità nello svolgimento del servizio”. L’iniziativa di Kavoludi ha creato un vero e proprio terremoto tra le forze di polizia, ma non c’è dubbio che costituirà un poderoso deterrente affinché il malvezzo di estorcere denaro, agli spesso incolpevoli automobilisti, possa finalmente cessare.
Disparate e anche contrastanti le reazioni del pubblico a questa inattesa decisione. I più si complimentano con Kavoludi per aver finalmente messo mano a un’intollerabile a piaga che affligge il paese e che denigra un corpo posto al servizio dei cittadini e della giustizia. Altri obiettano che il capo del NPSC non ha l’autorità di licenziare nessuno, ma solo funzioni di monitoraggio. Altri ancora temono che i poliziotti licenziati vadano ad ingrossare le file della criminalità, tendenza, questa, che si è peraltro già verificata in passato, non solo con poliziotti congedati, ma anche con altri in regolare servizio.
Questa disdicevole pratica, benché sia purtroppo ampiamente diffusa tra le forze dell’ordine al punto da far loro meritare una ben poco onorevole classifica internazionale (https://www.africa-express.info/2017/11/14/la-polizia-del-kenya-secondo-un-rapporto-tra-le-tre-peggiori-al-mondo/) nuoce soprattutto a quei pochi agenti onesti che, pur nella difficoltà di operare in un ambiente profondamente aggredito dalle metastasi della corruzione, non rinunciano alla propria integrità, come mostra il video qui sotto riportato ed è soprattutto a protezione della loro dignità che l’azione intrapresa da Kavoludi esprime la sua efficacia.
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Comunque sia, dopo ben sei differenti governi che, dopo Jomo Kenyatta, si sono installati al potere e malgrado le ripetute asserzioni di voler combattere con fermezza la corruzione che affligge ogni pubblica funzione del paese, questa è la prima volta – se la decisione avrà il seguito annunciato – che è stata effettuata una scelta pratica, passando dalle mere promesse alle attuazioni. Un importante segnale per la nazione, utile a rafforzare la fiducia nelle istituzioni e un più sereno percorso verso la legalità e la reale emancipazione.
Franco Nofori
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