Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 11 marzo 2018
Oltre tre milioni di cittadini della Sierra Leone sono stati chiamati alle urne mercoledì scorso per le elezioni generali. Il presidente in carica, Ernest Bai Koroma, dopo due mandati, non si è ricandidato, non ha chiesto di cambiare la Costituzione per potersi ripresentare per un terzo, come lo hanno chiesto molti suo omologhi africani negli ultimi anni.
Finora è stato scrutinato il settantacinque per cento delle schede e, secondo un comunicato di poche ore fa della Commissione elettorale, sembra che sia necessario ricorrere al ballottaggio, perché risulta praticamente impossibile che uno dei due favoriti riesca a superare la soglia del cinquantacinque per cento delle preferenze, necessarie per essere proclamato presidente.
Julius Maada Bio, il più popolare dei dodici candidati – tra loro anche due donne – alla poltrona più ambita del Paese, ha cinquantatre anni; è già stato alla guida della Sierra Leone alla fine della guerra civile per pochi mesi nel 1996, quando era alla guida della giunta militare, prima di passare le redini ai civili. Bio si era presentato anche alle presidenziali del 2012. Oggi ci ha riprovato come candidato del maggiore partito all’opposizione, il Sierra Leone People’s Party e finora è in testa con il 43,3 per cento delle preferenze, malgrado sia stata molto criticata la sua gestione dei fondi destinati alla lotta contro l’ebola.
Samura Kamara, un diplomatico ed ex ministro degli Esteri, è meno conosciuto dal grande pubblico. E’ laureato in economia e dal 2007 al 2009 ha ricoperto il ruolo di governatore della Banca centrale della Sierra Leone. E’ il candidato del partito al potere, il All People’s Congress, designato dal presidente uscente come suo successore, ha raccolto solo una manciata di voti in meno di Bio, vale a dire il 42,6 per cento.
Gli altri due principali attori in questa tornata elettorale, Kandeh Yumkella, un ex sottosegretario delle Nazioni Unite e Samuel Sam-Sumana, che ha ricoperto la poltrona come vicepresidente del Paese dal 2007 al 2015 hanno raggiunto una soglia molto bassa: il 6,7 per cento delle preferenze il primo e solamente il 3,4 il secondo. (https://www.africa-express.info/2015/03/21/tangenti-e-lotta-per-il-potere-ecco-la-lite-tra-presidente-e-vicepresidente-sierra-leone/)
La Sierra Leone è tra i Paesi più poveri del mondo: occupa il 179° posto su 188 secondo l’indice di sviluppo umano stilato dal Programma per lo sviluppo dell’ONU. Questo Stato africano figura anche tra i primi per quanto riguarda la corruzione.
Il sistema sanitario è più che carente, disoccupazione e povertà hanno ormai colpito i due terzi della popolazione. La corruzione è endemica; tangenti e giochi di potere sono al centro della politica sierraleonese.
L’aspettativa di vita è di cinquantuno anni e la natalità infantile risulta essere la più alta a livello mondiale e anche quella delle gestanti è tra i primi tre in questa triste classifica.
Dunque le sfide che dovrà affrontare il nuovo presidente sono molteplici, dovrà essere soprattutto in grado di sollevare la disastrosa situazione economica del Paese, in ginocchio dopo la terribile epidemia di ebola che ha causato oltre quattro mila morti.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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