Cornelia Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 8 marzo 2018
Vicino a Maroua, capoluogo della regione dell’Estremo Nord, Camerun, al levar del sole un gruppo di donne inizia il loro faticoso lavoro lungo la strada asfaltata, circondata dalla catena montuosa Mandara; sono donne spaccapietre, che con martelli, a volte anche solamente con spranghette di ferro, perché non hanno i soldi per acquistare un martello, riducono le pietre in ghiaia.
Le signore sono sedute ad entrambi i lati della careggiata, sulla quale passano ad alta velocità automezzi e ciclomotori; capita non di rado che una di loro venga investita da autisti distratti. Dal levar del sole queste donne spaccano pietra dopo pietra per portare a casa un tozzo di pane e per pagare la scuola ai loro figli.
In tutta l’aerea, la più povera del Paese, i terroristi Boko Haram hanno portato il terrore ed è proprio per questo motivo che le mamma faticano tanto: vogliono che i figli frequentino la scuola per evitare che vengano arruolati dai jihadisti.
Jacqueline, seduta sotto un riparo di fortuna fatto di alcuni rami e circondata da piccoli mucchi di ghiaia, racconta: “Faccio questo duro lavoro per dare un’istruzione ai miei ragazzi. Se restano a casa, si annoiano, combinano guai”. La donna è madre di sette figli e fa questo lavoro da cinque anni, da quando il maggiore ha iniziato le superiori. “I soldi di mio marito non bastavano più per pagare il bus, i libri, le tasse scolastiche”, specifica.
Jacqueline si alza tutte le mattine alle cinque, prepara i più piccoli per la scuola, poi prende i suoi attrezzi e va al lavoro. Per ogni mucchio di ghiaia riceve 0,76 centesimi. All’ora di pranzo torna a casa per un paio d’ore e cucina per la famiglia, poi riprende il lavoro fino alle cinque di sera.
Le donne spaccapietre si riforniscono di grossi pezzi di pietra dagli uomini che scavano le rocce nelle vicinanze. Per ogni mucchio di grandi sassi pagano da cinque a sei euro, poi le spaccano e rivendono la ghiaia così ottenuta.
Altre invece, vanno direttamente a raccogliere la materia prima per risparmiare e guadagnare di più, ma rischio della loro vita. Gli incidenti in quota sono frequenti, recentemente sono morte sei donne in montagna alla ricerca di pietre.
Secondo Mahamat Salé, delegato regionale per la donna e la famiglia, in questa zona ci sono oltre cento donne dedite all’attività di spaccapietre. Generalmente provengono da famiglie molto povere, sono ragazze madri, vedove, donne che devono provvedere da sole alle necessità della famiglia.
Alcune di queste donne sono state persino rapite dai sanguinari terroristi, non vogliono che i figli facciano la stessa fine o che vengano arruolati dai jihadisti attratti da facili guadagni. Madri coraggiose che non si piegano di fronte a nulla, degne figlie della terra d’Africa.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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