Dossier Amnesty 2018: giornalisti e media nel mirino delle dittature africane

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Amnesty International Rapporto 2017-2018
Amnesty International Rapporto 2017-2018

sandro_pintus_francobolloSpeciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 24 febbraio 2018

Molti dei regimi dittatoriali o pseudo democratici dell’Africa subsahariana odiano giornalisti e la stampa libera. Lo conferma il “Rapporto annuale 2017-2018” di Amnesty International appena pubblicato.

Secondo il documento dell’importante ong che dal 1961 si occupa della difesa dei diritti umani, la libertà degli organi di informazione e dei giornalisti è stata ridotta in oltre 30 Paesi e molti cronisti sono stati denunciati e sottoposti ad azioni giudiziarie. Ecco come sono costretti a lavorare i reporter e i media in alcuni di questi Paesi.

Amnesty International Rapporto 2017-2018
Amnesty International Rapporto 2017-2018

Camerun, vietato parlare della crisi causata da Boko Haram

In Camerun il governo di Paul Biya, alla presidenza dal 1982, che ha modificato la costituzione per rimanere sulla poltrona, ha utilizzato addirittura i tribunali militari. Secondo il dossier, questi tribunali sono stati adoperati per processare alcuni tra giornalisti (ma anche attivisti della società civile, sindacalisti e insegnanti arrestati) arbitrariamente. Secondo Amnesty le imputazioni erano tutte pretestuose in materia di sicurezza nazionale.

Ahmed Abba, corrispondente di Radio France Internationale, in primo grado è stato condannato a 10 anni di reclusione da un tribunale militare. Era stato arrestato nel 2015 nel nord del Paese mentre stava lavorando a un reportage sulla situazione di crisi a causa del gruppo terrorista Boko Haram. Nel dicembre scorso la corte d’appello ha ridotto la condanna a due anni ed è stato scarcerato dopo aver passato 29 mesi in prigione. Per impedire ai giornalisti di svolgere il loro lavoro l’ex colonia francese ha bloccato la connessione a Internet e chiuso alcuni media.

Ahmed Abba, corrispondente di Radio France Internationale
Ahmed Abba, corrispondente di Radio France Internationale

In Botswana mai parlare della casa vacanze del presidente

Vessazioni e intimidazioni ai giornalisti anche nel Botswana del presidente Ian Khama. I tre cronisti che avevano osato fare un’inchiesta sulla costruzione della casa di vacanze del presidente sono stati incarcerati e minacciati di morte da agenti della sicurezza in borghese.

In Angola, dove dalla fine di settembre scorso João Lourenço ha sostituito Eduardo dos Santos (al potere per 38 anni) per fermare il lavoro dei cronisti il governo è ricorso alle leggi contro la diffamazione, specialmente per colpire giornalisti e accademici.

Neanche nella grande isola dove comanda Hery Rajaonarimampianina, il Madagascar, sono benvenuti i giornalisti e i difensori dei diritti umani. Le autorità malgasce li hanno vessati e intimiditi per farli tacere. Coloro che hanno denunciato lo sfruttamento delle risorse naturali e i vari traffici sono stati accusati con denunce di rilievo penale.

in Uganda colpevole chi prende posizione per l’arrestato

In Uganda, dove dal 1986 è presidente Yoweri Museveni, è pericoloso anche prendere posizione a favore di coloro che si schierano contro le politiche del governo. Gertrude Uwitware giornalista dell’emittente NTV, è stata arrestata per aver preso posizione a favore della sociologa e antropologa Stella Nyanzi. La sociologa era stata arrestata perché accusata di utilizzo improprio di computer e per aver insultato la first lady Janet Museveni.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin

(1 – continua)

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