Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 15 febbraio 2018
“Le mie dimissioni hanno effetto immediato. Continuerò a servire il popolo del Sudafrica e l’Anc, l’organizzazione che ho servito per tutta la mia vita”. Nella serata di ieri, con queste parole Jacob Zuma, presidente del Sudafrica, ha annunciato le sue dimissioni in un discorso in diretta tv.
Il presidente 75enne non è riuscito a resistere alle forti pressioni del suo partito, l’African national congress (Anc.) Dopo un ultimatum di 48 ore concesse dal suo partito ha ceduto. In caso contrario sarebbe stato sfiduciato in Parlamento.
Dopo Rober Mugabe, caduto dal suo trono in Zimbabwe con la moglie “Gucci” Grace, anche un altro presidente che voleva rimanere incollato alla poltrona si è arreso.
Ambienti interni all’Anc nei giorni scorsi avevano riferito che Zuma aveva usato toni pesanti e minacce contro il partito se fosse stato rimosso con la forza. L’elezione di Cyril Ramaphosa a leader dell’Anc il 18 dicembre scorso e quindi alla candidatura alla presidenza della repubblica, avevano infranto il sogno del capo dello Stato di gestione del potere dietro le quinte e la garanzia dell’immunità.
Aveva tentato il colpo candidando l’ex moglie Nkosazana Dlamini-Zuma alla presidenza dell’Anc, e se fosse passata sarebbe stata automaticamente candidata alla presidenza della repubblica. Ci è andato vicino. Nkosazana ha perso per 179 voti che hanno determinato l’inizio della fine dell’ “era Zuma”.
Questo sogno è stato infranto da Ramaphosa che al 54° congresso dell’Anc è passato il 51,9 per cento dei voti dei delegati. Al potere dal 2009 per due mandati consecutivi, Zuma è stato condannato per aver utilizzato fondi pubblici per scopi privati e ha collezionato 783 capi d’accusa per corruzione, riciclaggio di denaro, evasione fiscale, traffici illeciti e vari scandali.
Era uscito indenne da un tentativo di impeachment ma questa volta l’Anc e il neo leader Ramaphosa non hanno più accettato di cedere a un presidente bruciato dagli scandali che avrebbero potuto far affondare anche il partito.
Poche ore dopo le dimissioni di Jacob Zuma, come se fosse finito un incubo durato troppo a lungo, il parlamento sudafricano si è riunito e ha eletto Cyril Ramaphosa come presidente del Sudafrica con la standing ovation di tutto l’emiciclo. Termina cosè la lotta interna all’Anc tra Zuma e Ramaphosa, iniziata nel 2014.
Primo tra i leader africani a congratularsi con il nuovo capo di Stato, il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta che ha salutato l’ex presidente Jacob Zuma e ha elogiato l’Anc per aver mostrato l’importanza di forti partiti politici. L’ “era Zuma” è terminata. Il prossimo capitolo della politica sudafricana ha iniziato a scriverlo Ramaphosa.
(ultimo aggiornamento alle 15.00 del 15 febbraio 2018)
Sandro Pintus
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