Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 10 febbraio 2018
Quanti sanno cosa c’è dietro al romantico e luccicante gioiello che viene regalato per San Valentino come prova d’amore? A volte ci sono terribili condizioni di sfruttamento del lavoro minorile, perché l’oro, i diamanti e le colorate e splendenti pietre preziose vengono spesso estratti in condizioni brutali e violente.
Nelle miniere d’oro e diamanti del mondo lavorano oltre un milione di minatori bambini e molti di loro vengono feriti o addirittura muoiono in miniere pericolose. Per la Festa degli innamorati del 14 febbraio, in tutto il pianeta saranno spesi 4 miliardi di dollari in gioielli e verranno fatte centinaia di migliaia di proposte di matrimonio con un anello d’oro e pietre preziose.
Secondo Human Rights Watch, ong internazionale che si occupa del rispetto dei diritti umani, la maggior parte delle grandi aziende di gioielli non è in grado di garantire che i loro prodotti non siano sporchi di sangue e macchiati da violazioni dei diritti umani. Eppure l’industria dei gioielli, ogni anno, incassa 300 miliardi di dollari.
L’associazione per i diritti umani, in vari video, spiega che annualmente le miniere d’oro immettono nell’ambiente e nei corsi d’acqua 1.400 tonnellate di mercurio e altre sostanze chimiche tossiche che provocano enormi conseguenze e incredibili sofferenze a intere comunità.
Ci sono poi i gruppi armati e i signori della guerra di Liberia, Costa d’Avorio, Sierra Leone e Congo-K che hanno portato grande sofferenza ai civili per finanziare le loro guerriglie e conflitti interni e si sono arricchiti sfruttando il lavoro di bambini e civili in miniere fatiscenti di diamanti, pietre preziose conosciute come “diamanti di sangue”.
In occasione della Festa degli innamorati, HRW lancia la campagna “Gioielli puliti” (#behindthebling – dietro il gioiello ostentato), nella quale tutti possiamo chiedere ai tredici maggiori marchi che producono gioielli di garantire trasparenza sulla provenienza dell’oro e dei diamanti che vendono.
HRW ha stilato una pagella nella quale, purtroppo, nessuna delle aziende è classificata “eccellente” per aver soddisfatto tutti i criteri di trasparenza riguardo all’oro utilizzato, le pietre preziose e il rispetto dei diritti umani.
Tiffany&Co è l’azienda più in alto in graduatoria, classificata come “forte” perché ha fatto “passi significativi”. È seguita da Bulgari, Cartier, Pandora e Signet jewelers, segnalate come “moderate” per essere andate avanti con “alcuni passi importanti”.
“Deboli” sono classificate Boodles, Chopard, Christ e Harry Winston per i “pochi passi” fatti mentre “molto debole” è stato lo sforzo dell’indiana Janishq, “senza evidenza di alcun passo”. Kalyan jewelers, Rolex e Tbz non vengono classificate in quanto “non hanno fornito alcuna informazione” riguardo alle loro fonti responsabili.
Africa ExPress appoggia e aderisce alla campagna “Gioielli puliti” e consiglia i suoi lettori ad aderire firmando la lettera nella pagina #BehindTheBling, Jewelers Should Come Clean (Dietro l’ostenzazione, i gioiellieri dovrebbero diventare puliti).
Nella lettera si chiede di fornire ai consumatori informazioni su come l’azienda rintraccia l’origine del suo oro e diamanti, identifica e risponde ai rischi dei diritti umani nella catena di approvvigionamento e verifica la condotta commerciale dei suoi fornitori.
Chiede di pubblicare i nomi dei fornitori di oro e diamanti e rendere pubbliche le politiche aziendali sui diritti umani e i codici di condotta dei fornitori. Chiede inoltre a cercare attivamente opportunità di rifornimento di oro e diamanti da miniere artigianali e su piccola scala legali e rispettose dei diritti nella catena di approvvigionamento.
L’email predisposta sarà quindi inviata a tutte le tredici aziende che riceveranno una lettera diversa a seconda dei loro punti di forza e di debolezza.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
#behindthebling