Franco Nofori
Mombasa, 8 febbraio 2018
Dopo molti anni di calo nei flussi turistici in Kenya, l’attuale stagione aveva riacceso le speranze per il confortante numero di presenze registrate nel periodo in corso, ma come ogni bella favola, anche in questa fanno la loro parte i lupi cattivi che, nello specifico, sono rappresentati dalle società che gestiscono l’approvvigionamento idrico e da quella che provvede a fornire corrente elettrica. Sono ormai tre mesi che l’acqua arriva in modo discontinuo e insufficiente, soprattutto nelle contee di Kilifi e Mombasa che comprendono le località di Bamburi, Nyali, Kilifi, Malindi e Watamu, le più interessate dal turismo costiero.
Alle croniche disfunzioni dell’approvvigionamento; mancanza di pressione, guasti, dispersioni e inadeguata manutenzione della rete idrica; ora si è aggiunta un’altra motivazione piuttosto sconcertante: la società elettrica ha sospeso la fornitura di energia alla Kimawasco, l’azienda che fornisce acqua alla contea di Kilifi e alla Mwasco che gestisce la rete della contea di Mombasa, lamentando nei confronti dei due provider, un’insolvenza arretrata di circa 350 mila euro.
Senza energia le pompe dei due fornitori di acqua non funzionano e quindi le contee in questione sono condannate a rimanere all’asciutto, ma alberghi e resort turistici – soggetti a rigide norme contrattuali con i tour operator – non possono rinunciare all’acqua e sono quindi costretti ad approvvigionarsi attraverso un continuo vai vai di autobotti che, oltre al costo esorbitante, creano intuibili problemi logistici. Questa situazione ha indotto gli operatori turistici di Malindi e Watamu a coalizzarsi e a convocare una conferenza stampa in cui hanno apertamente denunciato i loro disagi.
Tre giorni fa, probabilmente grazie a questa iniziativa, la fornitura dell’acqua è ripresa anche se in modo ancora discontinuo. E’ comunque una soluzione un po’ tardiva visto che il picco della più alta stagione turistica della costa si sta avviando a conclusione ed è sconcertante che degli enti parastatali non riescano ad accordarsi tra loro, magari coinvolgendo le autorità di contea, per non infliggere questo assurdo danno al proprio territorio che nel turismo vede la sua principale risorsa finanziaria e occupazionale. Nel bilancio di due grosse contee, come Mombasa e Kilifi, il credito vantato dalla società elettrica è decisamente irrisorio e con un po’ di buona volontà poteva essere affrontato evitando una situazione che, ancora una volta, discredita l’intero apparato di accoglienza del Kenya.
Certo è che si è trattato di un confronto tra disperati, visto che la stessa società elettrica ha accumulato debiti per oltre 50 milioni di euro verso la KenGen, il principale fornitore di energia dell’Africa orientale. Ma anche se interruzione del servizio doveva esserci, perché attuarla proprio nel periodo della più alta stagione turistica? Ma questa è una domanda retorica visto che la stessa società elettrica fornisce energia a singhiozzo con black-out quotidiani, a volte di qualche ora, a volte di intere giornate, assoggettando le strutture turistiche al prolungato e costoso uso di giganteschi gruppi elettrogeni per garantire i servizi a cui sono tenute.
L’estrema disinvoltura con cui i servizi di prima necessità vengono frequentemente interrotti, è del resto una peculiare caratteristica del Kenya. Non raramente, causa il mancato pagamento delle bollette, vengono private della fornitura stazioni di polizia, ospedali, medici e altre istituzioni essenziali. Iniziative, queste, che in Europa farebbero esplodere scandali di enormi dimensioni e che qui sono invece tranquillamente attuate come pratiche comuni. Infine, nel caso in questione, non si può neppure lanciare troppi anatemi contro il governo centrale visto che tutte le contee della costa sono saldamente in mano al NASA, l’alleanza di opposizione che fa capo a Raila Odinga. Schieramenti rivali, quindi, ma perfettamente solidali nell’inefficienza.
Franco Nofori
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