Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 1° febbraio 2018
Per il terzo giorno consecutivo le maggiori emittenti televisive del Kenya (NTV, KTN, Citizen, e Inoro), che fanno a capo alle principali testate giornalistiche del Paese, restano oscurate per una controversa decisione del governo che non ha ancora motivato il grave provvedimento, mai prima d’ora sperimentato, nell’intera storia del Kenya, neppure durante il regime monopartitico di Daniel Toroitch Arap Moi, conclusosi agli inizi degli anni ‘90
Le trasmissioni sono state disattivate nella mattinata di martedì 30 gennaio, poco prima che Raila Odinga prestasse l’annunciato giuramento all’Uhuru Park di Nairobi e restano tuttora oscurate, mentre vari organi di polizia parlano di generiche colpe commesse delle emittenti senza però precisare quali. Nella sua petizione presentata alla Corte, l’attivista per i diritti umani, Okiya Omtatah dichiara che “senza nessun preavviso e senza fornire alcuna ragione, le emittenti televisive sono state oscurate in aperta violazione agli articoli 33, 34 e 35 della costituzione che garantiscono il libero diritto di espressione”.
Insieme a lui protestano anche direttori e azionisti delle testate interessate che intendono chiedere al governo il risarcimento per i danni a provocati dal provvedimento che definiscono del tutto illecito. “Se trasmettere l’evento di martedì è considerato un crimine – ha detto il direttore della versione online del Nation, Linus Kaiki – prima ancora di stabilire se questa sia un’accusa fondata, dobbiamo constatare che è assurda. Come potremmo aver commesso questo presunto crimine se la trasmissione non è andata in onda? E perché ancora oggi, a distanza di tre giorni dall’evento, le nostre emittenti restano oscurate?”
Domande cui il governo, almeno fino ad ora, non ha ancora fornito risposta. Intanto la notizia dell’oscuramento è rimbalzata su tutte le principali testate e sulle emittenti internazionali provocando una generale riprovazione. Rebekka Rumpel, osservatrice di affari africani per la Chatham House di Londra ha definito il fatto un grave attentato alla libertà. “Questa azione – ha detto la ricercatrice britannica – sembra far parte di una strategia volta ad erodere poco alla volta la legalità e i diritti di espressione tutelati dalla recente Costituzione”.
Sui social network si accavallano anche le proteste popolari. “Se il giuramento di Odinga è un reato – scrive Esther Wanjiru – perché non gli è stato impedito di prestarlo, invece di prendersela con i media?”. Il provvedimento del governo Kenyatta viene anche criticato sotto il profilo della sua efficacia. In un mondo sempre più dominato da internet, il blocco delle emittenti televisive appare quantomeno patetico, visto che le notizie circolano comunque e il tutto serve unicamente a gettar discredito sul governo che l’ha attuato.
Franco Nofori
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