Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 30 gennaio 2018
“La maggioranza del popolo keniano mi ha posto alla guida del paese – ha ripetuto Raila Odinga nei vari messaggi alla nazione – e non saranno gli imbrogli degli avversari a mistificare la volontà popolare”. Forte di questa convinzione il leader del NASA, l’alleanza che si oppone al presidente in carica Kenyatta, si appresta oggi al giuramento, presso l’Uhuru park di Nairobi, come legittimo presidente del Kenya. Insieme a lui giurerà anche Kalonzo Musioka per la carica di vice-presidente.
Nei giorni scorsi l’attesa di questo evento era stata caratterizzata da acute preoccupazioni. Negli ambienti governativi si parlava di colpo di stato; si prevedeva che Odinga e Musyoka sarebbero stati arrestati; il capo della polizia di Nairobi aveva annunciato che ventimila poliziotti avrebbero impedito al corteo del NASA di accedere al parco in cui doveva aver luogo il giuramento. Invece, malgrado che nella notte un cordone di polizia avesse circondato l’area, nelle prime ore del mattino gli agenti si sono ritirati, lasciando libero il campo ai sostenitori di Odinga che stavano già affluendo a centinaia.
Vari esponenti governativi, parevano aver così optato per la moderazione, volta soprattutto ad evitare scontri e vittime. La decisione di Raila veniva ridicolizzata e definita come “nulla di più che una puerile sciarada”. Ma poi, a sorpresa, in una conferenza stampa di ieri, lo stesso presidente Kenyatta aveva intimato ai media di non trasmettere l’evento, pena il ritiro della licenza. Minaccia, questa, cui veniva dato scarso credito perché già ventilata in passato, ma mai attuata. Invece, verso le nove di questa mattina i collegamenti in diretta dall’Uhuru park delle principali reti televisive nazionali – esclusa solo l’emittente di stato KBC – sono state oscurate.
L’autorità governativa che sovraintende alle comunicazioni e che ha effettuato il blocco, si è barricata all’interno della sua sede di Limuru, rifiutando di fornire spiegazioni e impedendo l’accesso ai giornalisti, anche stranieri, che tentavano di informarsi. Nella già precaria fisionomia democratica con cui il Kenya tenta di paludarsi, questa decisione è davvero sconcertante e non può certo giovare, in ambito sia interno che internazionale alla credibilità del governo Kenyatta. Soprattutto in presenza delle sempre più forti pressioni che, da più parti, gli chiedono di fare un passo verso la distensione, mettendosi ad un tavolo con il rivale e trovare con lui un accordo per una gestione comune del paese. Significativo è il fatto che questi inviti, crescono ora anche da parte dei sostenitori del governo, probabilmente stanchi di questo stallo che, ormai da oltre un anno, inchioda il paese all’inedia economica.
Franco Nofori
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