Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 22 gennaio 2018
Durante la seconda giornata di celebrazioni per la festività dell’Epifania ortodossa almeno sette persone sono state uccise domenica a Woldiya nel nord della regione degli Amhara, che dista più o meno cinquecento chilometri dalla capitale Addis Ababa, .
Amare Goshu, un ufficiale della polizia, parlando alla televisione di Stato, ha affermato che i disordini sono scoppiati quando alcuni giovani hanno urlato frasi ingiuriose contro il governo e lanciato sassi sulle forze di polizia durante la processione.
Sono morti sei fedeli e un agente delle forze di sicurezza. Altre diciassette persone sono rimaste ferite. Goshu ha aggiunto che durante gli scontri alcuni manifestanti hanno dato fuoco a diversi alberghi, ristoranti e negozi. “Abbiamo reagito con la forza quando siamo stati attaccati”, ha concluso l’ufficiale.
Secondo due residenti di Woldiya, che hanno voluto mantenere l’anonimato per timore di rappresaglie, le misure adottate dalle forze di sicurezza sarebbero state eccessive; si teme che i morti siano ben più di sette. Entrambi i testimoni oculari hanno confermato che la polizia ha iniziato a sparare quando qualcuno in mezzo alla folla di fedeli ha iniziato a lanciare sassi. Nessuno dei partecipanti alla processione era armato.
Da anni le popolazioni amhara e oromo sono in netto contrasto con il governo centrale a causa del progetto che mira all’esproprio di terreni. Ancora il piano per fortuna non è stato messo in atto, ma la gente è inquieta soprattutto perché durante le ultime elezioni il partito al potere, Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front, si si è aggiudicato una valanga di voti. Gli oppositori e i critici hanno manifestato il loro disappunto per questa schiacciante vittoria e hanno parlato di brogli elettorali. Gli oromo e gli amhara, che rappresentano quasi i due terzi della popolazione etiopica, si sentono discriminati. Da 25 anni, infatti, l’amministrazione statale è diventata dominio dei tigrini e del loro partito, l’EPRDF. Tutti i posti chiave sono in mano ai tigrini e lo stesso Parlamento è formato da una forte maggioranza di membri dell’EPRDF e dei suoi alleati.
Solo pochi giorni fa il governo ha rilasciato cinquecentoventotto prigionieri politici (https://www.africa-express.info/2018/01/04/etiopia-saranno-rilasciati-tutti-prigionieri-politici-e-chiusa-la-prigione-lager-di-addis-abeba/), tra loro anche Merera Gudina, leader del partito Oromo Federalist Congress. Il primo ministro, Haile Mariam Desalegn, aveva annunciato all’inizio dell’anno che la nuova politica di Addis Ababa vuole essere improntata a una distensivo verso l’opposizione, per creare spazi dove collaborare per il bene del Paese. Parole dette e dimenticate. L’oppressione del governo si era solo interrotta per qualche settimana.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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