Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 20 gennaio 2018
Ormai sono decine i morti causati da una serie di attacchi di miliziani islamisti da un paio di mesi ad oggi nella provincia settentrionale mozambicana di Cabo Delgado.
Tutti gli attacchi sono avvenuti al confine con la Tanzania nelle vicinanze dell’area nella quale a Eni è stata affidata la concessione per lo sfruttamento del più grande giacimento di gas naturale del mondo. A poche centinaia di km a sud del perimetro degli attacchi si trova anche una delle maggiori miniere di rubini del mondo denunciata nei Panama Papers: l’area mineraria di Montepuez.
La conferma delle scorrerie dei terroristi arriva dal neo governatore di Cabo Delgado, Julio Parruque, e da Inacio Dina, portavoce del Comando generale della polizia mozambicana e che ha identificato i gruppi armati come “estremisti islamici”.
L’ultimo attacco in ordine cronologico è del 15 gennaio scorso nel distretto di Nangade, 2.500 km a nord della capitale Maputo a poca distanza dal confine tanzaniano. Qui è stato preso di mira un posto sanitario dove sono stati ammazzati a sangue freddo un dipendente del distretto, un uomo d’affari e sua moglie, sono stati rubati tutti i medicinali e bruciati diversi edifici di un villaggio vicino. Dopo aver razziato il mercato locale, i terroristi sono scappati impossessandosi di otto motociclette e una decina di capre.
Due giorni prima, il 13 gennaio, i terroristi hanno attaccato il posto amministrativo a Palma, 120km a est di Nangade, di fronte al giacimento off-shore di gas Eni, assassinando cinque persone e ferendone altre undici. Una settimana prima, tra il 5 e 6 gennaio, un altro attacco nel distretto di Macimboa da Praia, un centinaio di km a sud est di Nangade, verso la costa.
Dopo gli assalti ai posti di polizia dell’ottobre scorso, a Mocimboa da Praia, (17 morti di cui 14 terroristi e 3 poliziotti) anche il 30 novembre un gruppo con armi da fuoco, machete e coltelli ha attaccato due villaggi, uccidendo due persone e ferendone altre due. I terroristi hanno dato fuoco a una ventina di abitazioni facendo scappare gli abitanti terrorizzati.
La polizia, fino ad oggi ha arrestato 300 persone tra le quali oltre ai mozambicani sono presenti anche alcuni tanzaniani e somali. Nel frattempo, subito dopo l’ultimo attacco, Bernadino Rafael, comandante generale della polizia del Mozambico, è volato a Dar es Salaam dove con il suo omologo tanzaniano, Simon Nyankoro Sirro, ha firmato un protocollo di cooperazione per lotta contro il terrorismo e la criminalità transnazionale.
Secondo l’agenzia di informazione mozambicana (Aim) sono stati identificati i due leader del gruppo terrorista: Nuro Adremaane e Jafi Alawi, mozambicani responsabili della moschea di Mocimboa. I due uomini sono ricercati dalla polizia.
Il governatore Parruque, in un rapporto ha confermato che l’obiettivo del gruppo integralista è screditare il governo e creare una regione indipendente dal punto di vista amministrativo. Secondo il rapporto i terroristi hanno studiato religione in Tanzania, Sudan e Arabia Saudita. Nel documento si afferma, senza specificare dove, che i terroristi hanno ricevuto un addestramento militare.
Sandro Pintus
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