Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 gennaio 2018
Lungo la pericolosa strada Kagarko-Jere in Nigeria martedì sera quattro uomini d’affari – due statunitensi e due canadesi – sono stati rapiti. I due poliziotti della loro scorta sono stati barbaramente assassinati.
I quattro nordamericani stavano andando verso Abuja, la capitale della ex colonia britannica, quando intorno alle 19.00 dei malviventi armati hanno teso un’imboscata alla vettura sulla quale viaggiavano.
Secondo fonti militari di Kaduna, che hanno voluto mantenere l’anonimato, forze speciali dell’esercito stanno arrivando dalla capitale per appoggiare i militari e la polizia nella caccia ai banditi.
Il Dipartimento di Stato americano e il ministero degli Esteri canadese hanno confermato il sequestro e hanno diramato un avviso ai propri cittadini di non recarsi in Nigeria, salvo in casi strettamente necessari.
Lo scorso anno nella zona di Kaduna sono stati sequestrati due archeologi tedeschi (https://www.africa-express.info/2017/02/23/rapiti-nigeria-due-archeologi-tedeschi-impegnati-scavi-vicino-kaduna/), poi rilasciati pochi giorni dopo (https://www.africa-express.info/2017/02/26/nigeria-liberati-due-archeologi-tedeschi-rapiti-nigeria/).
Un paio di settimane fa nel sud del Kaduna State due villaggi sono stati attaccati da un gruppo di fulani, pastori semi-nomadi musulmani, giunti nella zona nel XVII secolo provenienti dal Mali. Diverse persone sono stata ammazzate e molte case sono state bruciate. I residenti sono fuggiti, cercando rifugio nei villaggi vicini.
Nel Benue State, che si trova nella fascia centrale del colosso africano, invece, all’inizio di quest’anno si è consumata una strage. Anche qui si punta il dito sui pastori semi-nomadi. La mattina di Capodanno un gruppo non identificato di miliziani armati di fucili automatici di ultima generazione, ha attaccato diverse comunità, uccidendo una cinquantina di persone e lasciando dietro di sé una scia di feriti.
Molti analisti e numerose organizzazioni umanitarie sono convinti che il governo centrale in questi anni ha sempre sottovalutato il conflitto tra pastori nomadi e contadini, eppure, come si evince da un rapporto di SB Morgan Intelligence consulting, negli ultimi vent’anni duranti gli scontri sono morte tra cinque a diecimila persone. Nella pubblicazione della SB le milizie dei fulani sono da ritenersi più pericolose dei terroristi Boko Haram. E anche secondo il database di Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) l’undici per cento delle morti di civili in Africa sono causati da conflitti con pastori.
Sempre in Nigeria, due esplosioni hanno scosso ieri una periferia di Maiduguri, il capoluogo del Borno State, nel nord-est ella Nigeria. Nella zona di Muna Garage, dove sorge anche un campo per sfollati, scappati dai loro villaggi proprio per i continui attacchi dei jihadisti locali, si sono fatte saltare per aria due kamikaze, provocando la morte di dodici persone e il ferimento di altre quarantotto.
In questi giorni i miliziani di Boko Haram sono molto attivi. Si suppone che siano i responsabili dell’uccisione di quattro soldati nigerini e di un civile nel villaggio di Toumour, vicino al Lago di Ciad e a poca distanza dal confine con la Nigeria. Altri quattro militari sono dati per dispersi dopo l’imboscata, mentre otto sono stati gravemente feriti.
La zona di Diffa, dove è avvenuto l’assalto, è fortemente militarizzata, eppure i terroristi sono riusciti ad entrare nel villaggio indisturbati in sella alle loro moto e con diverse autovetture.
Nella stessa area di Diffa lo scorso 2 luglio sono state rapite trentanove persone, tutte donne e bambini. Solamente due sono riuscite a scappare, mentre degli altri non si hanno notizie da allora. Anche questo attacco, avvenuto nel villaggio di Nguelewa, durante il quale sono stati ammazzati anche nove uomini, è stato attribuito ai Boko Haram. Gli assalitori hanno fatto irruzione in groppa a cammelli e cavalli, trasportando gli ostaggi sugli stessi animali e portandoli in una zona impenetrabile per qualsiasi veicolo.
Ancora oggi tutto il Niger è scosso da questo rapimento, passato nel quasi totale silenzio nel mondo. Passati duecento giorni, è stata lanciata una campagna per attirare l’attenzione su questo sequestro. Le famiglie del villaggio sono disperate, da luglio sono senza notizie dei loro cari. Con l’hashtag #JeSuisNguéléwa si vuole rompere il muro del silenzio. E anche la redazione di Africa ExPress si unisce a questa campagna.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
#JeSuisNguéléwa
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