Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 15 gennaio 2018
L’uccisione dei quattro soldati statunitensi e di altrettanti militari nigerini, avvenuta in Niger, al confine con il Mali il 4 ottobre 2017, è stato rivendicato pochi giorni fa da un’organizzazione jihadista, capeggiata da Adnan Abou Walid Sahraoui. Il gruppo, che assicura di aver giurato fedeltà allo Stato islamico, si è assunto anche la responsabilità dell’attacco kamikaze in Mali dello scorso 11 gennaio, ad un convoglio francese dell’Operazione Berkhane durante il quale sono stati feriti tre militari francesi. Uno ri loro è ricoverato in gravi condizioni. Gli islamici di Adnan Abou Walid Sahraoui sono ben conosciuti dagli italiani perché nel 2011 rapirono la cooperante italiana Rossella Urru.
La data dell’attentato in Mali contro le truppe francesi, coincide con il quinto anniversario dell’arrivo dei militari d’Oltralpe in Mali con l’operazione Serval, poi sostituita con Berkhane, attiva in tutto il Sahel, con quasi quattromila unità, con base operativa a N’Djamena, la capitale del Ciad. Millesettecento soldati della missione francese si trovano a Gao, nel centro del Mali. Inoltre dispongono di due basi aeree, la prima nella capitale del Niger, Niamey, mentre la seconda, a Madama, poco lontana dal confine con la Libia.
La notizia delle rivendicazioni degli attentati è stata battuta da Agence Nouakchott d’Information, agenzia di stampa della Mauritania, il 12 gennaio scorso.
Il gruppo, chiamato “Etat Islamique dans le Grand Sahara”, è attivo nell’area delle “tre frontiere” ai confini del Mali, Burkina Faso e Niger. D’altronde un coinvolgimento di gruppi legati allo Stato islamico nell’uccisone dei soldati USA non giunge nuovo. Già a dicembre circolava voce che i sanguinari Boko Haram, con base in Nigeria, fossero implicati in questa delicata vicenda. Anche Abubakar Shekau, leader dei terroristi nigeriani ha giurato fedeltà allo Stato islamico all’inizio del 2015, esattamente come Adnan Abou Walid Sahraou. https://www.africa-express.info/2015/12/02/i-boko-haram-nigeriani-scendono-in-libia-per-dar-manforte-ai-miliziani-dellisis/ e http://www.africa-express.info/2016/02/18/12365/
E Le Monde Afrique, quotidiano online francese, tempo fa aveva già ipotizzato una collusione tra i gruppi affiliati all’ISIS e altre milizie terroriste operanti nel Sahel, in particolare nel nord del Mali. In tutto la regione le violenze e i continui attacchi si stanno ormai moltiplicando, malgrado la massiccia presenza di forze internazionali, ora arriva anche un contingente tutto africano di recente creazione, “Force G5 Sahel”, che dovrebbe concentrare i propri interventi lungo le frontiere con il compito di contrastare il terrorismo islamico nel Sahel. G5 Sahel comprende truppe mauritane, nigerine, maliane, burkinabé e ciadiane (https://www.africa-express.info/2017/12/13/al-via-la-missione-congiunta-di-5-paesi-del-sahara-contro-il-terrorismo/).
Proprio oggi si è tenuto un nuovo vertice a Parigi tra Il ministro della Difesa, Florence Parly e i suoi omologhi di Ciad, Mauritania, Niger, Mali e Burkina Faso, per accelerare l’inizio dell’attività di tutto il contingente, finora operativo solo parzialmente, anche per la mancanza di fondi. Entro la metà di quest’anno si spera che cinque mila uomini possano scendere in campo, vista anche la nuova minaccia da parte dell’EIGS. Il 23 febbraio è previsto un nuovo vertice a Bruxelles, per coinvolgere altri donatori.
Finora l’Unione europea ha stanziato cinquanta milioni di euro, mentre altri cinquanta milioni di dollari sono stati messi a disposizione dagli Stati che costituiscono il G5 Sahel, ossia un contributo di dieci milioni di euro per ciascun Paese. Dal canto suo la Francia partecipa con settanta vetture tattiche, materiale per le trasmissioni e protettivo, per un valore di otto milioni di euro. L’Arabia Saudita ha promesso cento milioni di dollari, mentre gli USA sosteranno il contingente con sessanta milioni di dollari e gli Emirati arabi con altri trenta. Dunque ci si avvicina piano piano alla cifra prevista di quattrocentoventitre milioni di dollari per rendere pienamente operativo, ma sempre con fondi internazionali, il corpo anti-jihadista e anti-EIGS africano.
Poche ore fa i nostri ministri degli Esteri e della Difesa, Angelino Alfano e Roberta Pinotti, hanno illustrato in un’audizione alle commissioni congiunte Difesa ed Esteri della Camera la nuova missione italiana in Niger. Il voto sulle missioni internazionali si terrà in aula mercoledì pomeriggio. Il nostro contingente comprenderà quattrocentosettanta militari, i primi centoventi partiranno a breve. Saranno inviati centotrenta mezzi terrestri e due aerei. La spesa prevista è di 49,5 milioni di euro per l’anno in corso. (https://www.africa-express.info/2018/01/05/alfano-inaugura-la-nostra-ambasciata-niger-dopo-lannuncio-dellinvio-dei-nostri-soldati/).
Vista la presenza non solo di terroristi jihadisti in campo, ma anche dell’EGIS, che ha rivendicato la barbara uccisione non solo di soldati nigerini, ma anche di quattro militari USA, i nostri uomini saranno molto esposti durante la loro attività nel Niger e il nostro governo dovrà tenere conto di questo.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes
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