Franco Nofori
Mombasa, 14 gennaio 2018
La sezione anti-terrorismo della polizia keniana, ha oggi arrestato a Marsabit, Sheikh Guyo Gorsa, insegnante presso la locale “madrassa” (scuola islamica). L’accusa, di cui Sheikh dovrà ora rispondere, è di “reclutamento e formazione” di giovani, per prepararli ad attività terroristiche al servizio di Al-Shebab. Questa è la quinta volta che l’uomo viene arrestato sulla base delle stesse accuse. Pare infatti che la sua attività di formazione a favore del gruppo terroristico somalo, fosse per lui una missione itinerante, poiché nel 2014 era già stato arrestato sulla costa con analoghe imputazioni.
Se in occasione degli arresti precedenti erano mancate le prove oggettive per infliggere una condanna, questa volta la polizia si dice certa di poter sostenere le imputazioni, in quanto alcuni giovani keniani, arrestati qualche giorno fa, mentre erano in procinto di raggiungere i campi di addestramento di Al-Shebab, avrebbero individuato in Sheikh Gorsa il loro reclutatore. L’uomo si è lasciato arrestare senza tentare di opporre resistenza, ma la reazione degli studenti islamici, sostenuti anche da alcuni abitanti della cittadina, è stata molto violenta e come sempre accade, ha finito per sconfinare nelle solite azioni di distruzione e sciacallaggio.
Uno degli obiettivi più colpiti dalla rabbia dei dimostranti è stata la locale chiesa cattolica dove – dopo aver selvaggiamente picchiato il guardiano – una folla urlante si è riversata all’interno spaccando vetrate e danneggiando gli arredamenti, fino a che non è stata cacciata a forza dalla polizia. La filiale di una banca cittadina, la Kenya Commercial Bank, è stata anche devastata; fabbricati e motorette sono state date alle fiamme e numerosi esercizi commerciali hanno subito furti e danneggiamenti. La polizia locale è riuscita a effettuare un solo arresto.
Non è la prima volta che le Madrassa sono sotto accusa. Qualche mese fa, a Likoni, a sud di Mombasa, un’irruzione dell’FBI insieme ad agenti britannici, aveva liberato un gruppo di ragazzi stranieri abusati e indottrinati al fondamentalismo islamico (https://www.africa-express.info/2017/12/20/kenya-agenti-fbi-e-britannici-liberano-95-bambini-schiavi-likoni/) e non sono poche le analoghe istituzioni, in varie parti del paese, sospettate di fare altrettanto per ingrossare le file di Al-Shebab. Dal canto loro le autorità governative, si mostrano alquanto riluttanti ad intervenire con decisione, timorosi che la forte influenza che l’Islam ha su vaste zone del Kenya, rafforzata dall’incessante proselitismo, apra scenari terroristici ancora più allarmanti.
Franco Nofori
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