Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 5 gennaio 2018
Nell’ambito del suo primo tour africano del 2018, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha inaugurato il 3 gennaio la rappresentanza diplomatica italiana a Niamey, la capitale del Niger. Alla cerimonia ha presenziato anche il suo omologo nigerino, Ibrahim Yacoubou.
L’ambasciatore a Niamey, Marco Prencipe, è stato nominato il 29 dicembre 2016 dal Consiglio dei ministri, dopo il viaggio di Paolo Gentiloni – allora era ancora lui a capo della Farnesina – nel novembre 2016 in diversi Paesi africani, tra loro anche il Niger. (https://www.africa-express.info/2016/11/20/nigermalisenegalgentilonielue-firmano-assegni-per-fermare-il-flusso-dei-migranti/). La sede diplomatica, voluta fortemente dal governo uscente, è attiva dallo scorso febbraio, ma solo ora, dopo l’annuncio dell’arrivo di un nostro contingente nel Paese, Alfano ha voluto inaugurarla ufficialmente.
A questo Paese del Sahel, uno dei più importanti partner dell’Unione Europea e dell’Italia nella lotta contro i migranti, sono stati destinati nel 2017 il quarantotto per cento del “Fondo per l’Africa”, come si evince dalla risposta del sottosegretario della Farnesina, Benedetto della Vedova, all’interrogazione parlamentare del 13 settembre 2017 di Lia Quartapelle Procopio, deputata del PD e di altri suoi colleghi. (https://www.africa-express.info/2017/11/13/il-fondo-per-lafrica-finanzia-la-guardia-costiera-libica-denuncia-dellasgi/)
Ad aprile era stato firmato un intesa con il Niger. Per rinforzare le sue frontiere, l’Italia ha stanziato cinquanta milioni, suddivisi in diverse tranches. Il Paese sahariano è uno dei maggiori punti di transito dei migranti che cercano di raggiungere la Libia, per imbarcarsi da uno dei suoi porti verso le nostre coste. La parola d’ordine è: “Per arginare il flusso migratorio, i giovani vanno fermati alla partenza oppure durante il tragitto”.
Alla fine di agosto Minniti aveva invitato a Roma i suoi omologhi di Libia, Niger Ciad e Mali per fare il punto della situazione circa il controllo delle frontiere. Naturalmente l’Italia ha confermato il suo supporto per la formazione delle guardie di frontiera. Oltre ad altri vari ed eventuali, durante la riunione è emersa la necessità di un maggiore coinvolgimento dell’Alto commissariato delle Nazione unite per i Rifugiati (UNHCR) e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), per la realizzazione di centri di accoglienza in Niger e Ciad e migliorare quelli già esistenti in Libia. Il 15 dicembre settantaquattro persone estremamente vulnerabili sono state evacuate dalla Libia e trasferite con un volo dell’UNHCR in un centro per profughi in Niger. Già a novembre era stato preceduto da un altro gruppo di venticinque migranti.
Per consolidare maggiormente l’intesa con il Niger, Roberta Pinotti, ministro della Difesa, ha siglato un ulteriore accordo di cooperazione militare con il suo omologo nigerino, Kalla Moutari, a fine settembre 2017. Allora i dettagli dell’intesa non erano stati resi noto.
Solo nell’ambito del vertice tenutosi al castello di La Celle-Saint-Cloud, vicino a Parigi il 13 dicembre scorso, in presenza di diversi leader europei, tra loro, oltre al padrone di casa, Emmanuel Macron, anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e Paolo Gentiloni, anche i cinque presidenti degli Stati del G5 Sahel: Ibrahim Boubakar Keïta, Mali; Mahamadou Issoufou, Niger; Kaboré, Burkina Faso; Idriss Déby, Ciad e Mohamed Ould Abdelaziz, Mauritania e il presidente dell’Unione africana, Alpha Condé, il nostro presidente del Consiglio dei ministri aveva annunciato la missione in Niger, dopo la sua approvazione in Parlamento. In seguito, Gentiloni, in una conferenza stampa a fine anno, ha precisato che una richiesta per un nostro intervento militare sarebbe giunto all’inizio di dicembre da Niamey. Il governo ha già dato il via libera per l’invio delle nostre truppe il 28 dicembre 2017, manca ancora l’approvazione delle Camere, in regime di prorogatio.
In questi giorni si trova nel Sahel anche il generale di brigata Antonio Maggi alla guida del team di ricognizione per preparare l’attività della nostra futura missione militare. I soldati italiani saranno concentrati nella base francese di Madama, che dovrebbe essere ampliata, e si trova in una zona fortemente minata, a un centinaio di chilometri dal confine libico. Un’aerea strategica per tenere sotto controllo gli itinerari dei trafficanti lungo la linea di frontiera di oltre seicento chilometri. Dal canto suo il capo di Stato maggiore Claudio Graziano la vigilia di Natale ha fatto sapere che i nostri uomini sono pronti a partire subito dopo l’approvazione in Parlamento.
Il Consiglio europeo aveva anche esteso a luglio il mandato dell’“European Union capacity building Sahel” (EUCAP) fino al 15 luglio 2018 e approvato il relativo budget di 26,3, milioni di euro. L’UE ha adattato il mandato alle esigenze del momento, vale a dire assistere e sostenere le autorità nigerine, sia quelle del governo centrale che quelle locali, per sviluppare politiche, tecniche e procedure per controllare e combattere il traffico dell’immigrazione irregolare. La missione era nata nel 2012 per supportare, addestrare e dare consulenza alle forze dell’ex colonia francese nella lotta contro il terrorismo organizzato e il traffico illegale di droga e armi. Ma a quanto pare questa presenza europea non è sufficiente per tenere a bada trafficanti e migranti.
Ex colonia francese desertica il Niger è fortemente militarizzato, i soldati d’oltrealpe sono presenti con l’Operazione Barkhane nel Sahel con quasi quattromila uomini, con base operativa a N’Djamena, la capitale del Ciad. Millesettecento soldati della missione francese si trovano a Gao, nel centro del Mali, inoltre dispongono di due basi aeree, la prima nella capitale Niamey, mentre la seconda, appunto a Madama. Gli Stati Uniti (https://www.africa-express.info/2014/09/07/niger-pronta-una-nuova-base-per-droni-usa/), ne hanno un’altra coppia, una ad Agadez, nel nord del Paese, l’altra nella capitale. I tedeschi, invece, stanno costruendo una base aerea all’aeroporto di Niamey per facilitare l’intervento delle proprie truppe in Mali.
Insomma, l’Europa, o meglio il mondo occidentale, è fortemente impegnato nella lotta contro il terrorismo, ma soprattutto, forse in primo luogo, è determinato a fermare il flusso migratorio. Ma attenzione, le dune di sabbia presto potrebbero seppellire più morti degli abissi del mar Mediterraneo. I trafficanti troveranno sempre nuove piste per trasportare i disperati in Libia.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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