Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 gennaio 2018
Sono stati rilasciati ieri due membri indipendentisti, appartenenti al Mouvement des forces démocratiques de Casamance (MFCD) a Bignona, nel Senegal sudoccidentale. La città f parte della regione di Ziguinchor ed è il capoluogo dell’omonimo dipartimento. Sorge nella bassa Casamance, fra il confine gambiano e il fiume Casamance, nella sottile striscia di territorio senegalese posta a sud del Gambia.
Il due ribelli erano in custodia dalle forze dell’ordine senegalesi. Il rilascio è stato comunicato ieri mattina dalla Comunità di Sant’Egidio che, da tempo è impegnata nelle trattive di mediazione per la pace tra il governo senegalese e il maggiore movimento ribelle, l’MFCD, capeggiato da Salif Sadio. La loro liberazione è avvenuta grazie alla cooperazione della Croce Rossa Internazionale, in applicazione delle “misure di fiducia reciproca”, un testo firmato in occasione delle ultime riunioni che si sono svolte nella sede di Sant’Egidio a Roma.
Il 26 dicembre dello scorso anno si è tenuta una riunione a Djiro, villaggio nel distretto di Sindian-Bignona, tra i rappresentanti dei ribelli e della popolazione: sulle trattative di pace.
Dal canto suo, Macky Sall, il presidente del Senegal, nel suo discorso di fine anno ha sottolineato: “Facciamo dunque il passo decisivo verso la pace. Una pace definitiva, senza vincitori né vinti”. Sall ha aggiunto: “Consolidiamo la pace, perché progressi in questo senso sono già stati fatti in questi anni, grazie ai dialoghi mai interrotti con i mediatori, che apprezzo molto e saluto in questa occasione”.
Questa regione senegalese è geograficamente molto distante e isolata dal resto del Paese. E’ una zona ricca – viene considerata il granaio di Dakar – ma vive ancora una situazione di conflittualità con il governo centrale. Nel recente passato, cioè da quando Sall è stato eletto presidente, non si sono verificati scontri importanti tra i ribelli indipendentisti del MFDC e le truppe regolari, ma non si è arrivati ancora alla totale distensione tra le parti.
Il conflitto è scoppiato nel lontano 1982, quando Casamance ha rivendicato la sua indipendenza. La regione confina a nord con l’enclave del Gambia, mentre a sud con la Guinea Bissau e la Guinea e a est con il Mali. E’ abitata da quasi ottocentomila persone, che, malgrado il terreno assai fertile, vista la presenza di molti corsi d’acqua, vivono in uno stato di povertà estrema; l’agricoltura di sussistenza rappresenta la maggiore attività insieme alla pesca e l’allevamento di bestiame. In tutto il territorio c’è una sola università, a Ziguinchor, inaugurata nel 2007, ma è carente di tutte le materie scientifiche.
Nel 2004, dopo anni di lotta, spesso repressa nel sangue dalle truppe governative, Augustin Diamacoune Senghor, detto l’Abbé Diamacoune, capo dell’MFDC e l’allora presidente del Paese, Abdoulaye Wade, hanno firmato un trattato di pace. Per due anni nella regione il clima è stato più disteso, ma dopo la morte dell’abate, nel 2006, il movimento si è spaccato in diverse fazioni. Per la mancanza di controllo del territorio da parte delle autorità, si suppone che per anni il sud del Senegal sia stato terra di passaggio del narcotraffico.
Dal 2012, con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio, il governo senegalese sta tentando una pacificazione con il più radicale dei leader del movimento, Salif Sadio, che godeva dell’appoggio dall’ex presidente gambiano Yahya Jammeh, e ora è in esilio in Guinea Equatoriale.
La popolazione ora è stanca, chiede la pace, le conseguenze della guerra civile sono state devastanti e intere aree sono ancora disseminate di mine antiuomo poste dall’MFDC, che hanno provocato centinaia di morti e mutilati.
Il nuovo governo gambiano ovviamente ha cambiato politica. Sono stati notevolmente aumentati i controlli alle frontiere e c’è una maggiore collaborazione con i servizi di sicurezza senegalesi. Inoltre, i due ministeri per l’Ambiente di entrambi gli Stati hanno già firmato un accordo per combattere il traffico di legno illegale, che in passato ha causato una massiccia deforestazione in Casamance.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes