Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 30 dicembre 2017
Secondo fonti prossime al presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, nella notte tra il 27 e il 28 dicembre scorso nel piccolo stato africano sarebbe stato sventato un colpo di Stato. Un generale, vicino a Gabriel Nse Obiang Obono, leader del partito all’opposizione “Cittadini per l’innovazione” (CI) che nell’Assemblea nazionale è rappresentato da un solo deputato, sia stato a capo del fallito putsch.
Facevano parte del complotto cittadini della Guinea Equatoriale (cioè i sudditi del despota cleptocrate), del Ciad e della Repubblica Centrafricana. Tutti arrestati – racconta sempre qualcuno dell’entourage di Teodoro Obiang – dai servizi di sicurezza della ex colonia spagnola.
Tesi avvalorata dalla stampa del Camerun (anch’esso governato da un feroce dittatore, Paul Biya), secondo cui a Kye-Ossi, località nella valle di Ntem, nel sud del Camerun, al confine con Guinea equatoriale, l’esercito camerunense ha lanciato una vasta operazione di controllo, una vera e propria caccia all’uomo, arrestando diversi presunti partecipanti al golpe. Secondo i reporter camerunensi (la stampa non è libera laggiù), i militari avrebbero scoperto anche un vero e proprio arsenale a Kye-Ossi dove erano custoditi fucili d’assalto Kalashnikov, settantacinque caricatori e un importante stock di munizioni per gli AK 47 nonché dodici lanciarazzi. Trentun uomini, di nazionalità ciadiana e centrafricana, sono stati interrogati dalle forze camerunensi, sembra che stessero per varcare il confine per partecipare al golpe in Guinea equatoriale.
Al momento attuale è impossibile reperire informazioni più dettagliate. Bocche cucite ovunque, sia da fonti militari che diplomatiche.
Teodoro Obiang Nguema Mbasogo è al potere dal 1979, cioè da quando ha rovesciato lo zio, Francisco Macías Nguema, con un colpo di Stato militare. Da allora regna incontrastato nel piccolo Stato; le principali poltrone sono occupate da persone del suo entourage, familiari e amici, ma diciamola tutta: è un regime spietato, corrotto, cleptocrate. Assieme all’Eritrea e alla Corea del Nord occupa l’ultimo posta nella classifica dei protettori dei diritti umani.
Il figlio Teodorin Nguema Obiang Mangue, 48 anni, vicepresidente della Guinea Equatoriale e, fino a poco tempo fa predestinato ad erede al trono della ex colonia spagnola, è stato condannato alla fine di ottobre da un Tribunale parigino a tre anni di galera e trenta milioni di euro di multa, nonché del sequestro di tutti i suoi beni in territorio francese, per riciclaggio di beni, appropriazione indebita, abuso di fiducia e corruzione. I giudici francesi hanno ritenuto che il rampollo abbia speso denaro pubblico del suo Paese per acquistare generi di lusso.
(https://www.africa-express.info/2017/10/27/francia-condannato-tre-anni-il-corrotto-rampollo-del-dittatore-della-guinea-equatoriale/).
Nella lotta al potere si fa avanti ora anche il fratello di Teodorin, Gabriel Mbega Obiang Lima, ministro del petrolio, che sembra oggi il favorito per la successione al padre. (https://www.africa-express.info/2017/11/17/guinea-equatoriale-la-lotta-per-il-potere-passa-dalla-total/)
La Guinea Equatoriale registra il PIL pro capite più elevato del Continente, grazie ai ricchi giacimenti di petroli e gas, eppure secondo il rapporto “Human Development Index” del 2014, è in fondo alla lista: 144esimo su un totale di 187 Stati. C’è poco da meravigliarsi, i proventi, le royalities dell’oro nero vanno tutti in mano alla famiglia presidenziale e il suo entourage, depredando la popolazione, che vive in miseria.
E’ un dato di fatto che il processo e la condanna in Francia che ha visto come protagonosta il rampollo del dittatore di Malabo, ha aperto gli occhi a molti. Anche in Svizzera, il Pubblico ministero di Ginevra ha confermato recentemente il sequestro di ben ventitre automobili di lusso appartenenti a Teodorin. Tra le vetture confiscate dai magistrati della Confederazione elvetica, figurano anche una Bugatti Veyron, una McLaren P1 e persino una Koenigsegg One, di cui esistono soltanto sette esemplari al mondo, oltre a Ferrari, Lamborghini e altri.
Ma ora il piccolo Stato africano deve fare i conti anche con la compagnia aerea spagnola, che dal 22 gennaio 2018 sospenderà i voli con Malabo. Corrono voci che anche Air France voglia seguire l’esempio di Iberia.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmal.it
@cotoelgyes
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