Franco Nofori
Mombasa, 26 dicembre 2017
Prima la Contea di Kiambu, di etnia kikuyu dell’area Kenyatta, e subito dopo ecco la risposta della Contea di Kilifi, feudo di Raila, che promulga la stessa legge: da questo momento in poi ogni attività imprenditoriale, attiva nelle rispettive contee, non potrà occupare più del 30 per cento di personale che non appartenga all’etnia di zona. Così ha votato il parlamento di Kiambu e altrettanto ha fatto quello di Kilifi, attuando un provvedimento dal chiaro sapore razzista.
Non è chiaro quale sarà il destino a cui andranno incontro i dipendenti di etnie diverse, già in forza ad alberghi, esercizi commerciali e industrie, presenti nei territori in questione. Dovranno essere cacciati via e sostituiti da personale indigeno? Neppure è chiaro se questa legge potrà essere ratificata dal governo centrale, visto che si tratta di legge palesemente anticostituzionale. Vero che le risoluzioni delle contee, relative a normali provvedimenti amministrativi, non necessitano dell’imprimatur governativo, ma il disposto costituzionale non dovrebbe mai essere violato.
La decisione di Kilifi, seconda a quella di Kiambu, ha certamente creato qualche imbarazzo nell’alleanza del NASA, di cui è a capo Raila Odinga, perché solo il 15 scorso, all’indomani della risoluzione di Kiambu, Philip Etale, Direttore delle Comunicazioni ODM, appartenente alla stessa alleanza, aveva tuonato contro il provvedimento definendolo “anticostituzionale ed esclusivamente mirato a dividere il popolo del Kenya”. Ora, per coerenza, dovrà anche sconfessare l’iniziativa del pupillo costiero.
Non molto diversa la posizione dell’Alleanza Jubilee, di Uhuru Kenyatta che non potrà avvallare la scelta di Kiambu senza legittimare nel contempo anche quella di Kilifi. Insomma, l’ennesimo pastrocchio tutto africano, l’ideale per creare altri disorientamenti e altre pericolose tensioni. Ma mentre Kiamb presenta un’alta concentrazione di kikuyu, la costa ha una società più multietnica, soprattutto negli alberghi e nei ristoranti, dove viene largamente impiegato personale qualificato all’Uthali House di Nairobi, una scuola ritenuta prestigiosa nella formazione di addetti al catering e scarsamente frequentata dall’etnia Mijikenda che è appunto quella della contea di Kilifi. Inoltre (“nemici” kikuyu a parte) sono molti i luo e i kamba – solidi alleati del NASA – che operano sulla costa. Dovranno ora perdere il lavoro anche loro?
Infine, il recente convegno delle cinque contee della regione costiera, presso l‘Hotel Sun & Sand di Kikambala, che in qualche modo sembra voler alludere a una volontà secessionista, fa si che la decisione discriminatoria presa dalla Contea di Kilifi, crei ulteriori incertezze e preoccupazioni.
Come sopra detto, pare davvero improbabile che queste leggi, maturate nei due schieramenti opposti, trovino l’avvallo della Corte Suprema, alla quale è presumibile che qualcuno si appellerà presto. Tuttavia, comunque vadano le cose, l’inquietante scenario che è offerto da questi sforzi – trasversali e parimenti irresponsabili – volti a dividere anziché unire; esacerbare anziché placare; è un segnale tutt’altro che pacificatorio e non ottiene altro che allontanare una volta di più il paese da quella ripresa che oggi, più di ieri, è diventata inderogabile.
Franco Nofori
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