Africa ExPress
Monrovia, 26 dicembre 2017
Questa mattina seggi elettorali aperti in Liberia per il ballottaggio con il quale sarà scelto il presidente del Paese. A contendersi la poltrona il cinquantunenne ex campione del Milan, George Weah, e il settantatreenne vicepresidente uscente, Joseph Boakai, che per 12 anni è stato il numero due di Ellen Johnson Sirleaf, primo presidente donna di un Paese africano e premio Nobel per la pace per il ruolo svolto nella lotta per l’emancipazione femminile.
Come sempre in questi casi i due candidati promettono le stesse cose: dare impulso all’economia, combattere la corruzione e la povertà e creare quelle infrastrutture che in Liberia non esistono. Le strade sono precarie, la rete elettrica praticamente non c’è, il sistema sanitario contemplato solo sulla carta. Nel 2006 – quando Johnson Sirlief è stata eletta la prima volta – Monrovia era l’unica capitale al mondo – assieme a Mogadiscio – senza una centrale elettrica. Weah, che praticamente non ha mai studiato, ha assicurato per si impegnerà per sviluppare il sistema scolastico. Quando giocava nel Milan i suoi figli frequentavano la scuola americana a Milano.
Weah è candidato per il Congress for Democratic Change e al primo turno – che si è tenuto il 10 ottobre – ha raggiunto il 38,8 per cento dei voti. Boakai, dello Unity Party, sia è fermato al 28,8. Nessuno dei due ha superato la soglia del 50 per cento più uno dei suffragi necessaria per vincere subito e evitare così il ballottaggio.
Inizialmente la sfida finale era prevista per il 7 novembre ma il terzo arrivato, Charles Brumskine, si era rivolto alla corte suprema contestando irregolarità. Il reclamo è stato respinto e il turno elettorale fissato il giorno dopo Natale. I liberiani si sono adeguati volentieri alla decisione e in molti hanno rimandato i festeggiamenti pur di partecipare alla campagna elettorale e al voto. La speranza è che si riesca Il 60 per cento della popolazione del Paese non raggiunge i trent’anni di età.
Boakai spera di avere il sostegno dei fedeli della popolarissima presidente uscente, mentre Weah punta sul fatto che nel suo Paese è ancora un’icona e rappresenta il sogno di tanti ragazzini di strada che vorrebbero trovare nel calcio una straordinaria e impensabile miniera d’oro. La sua candidatura presenta però una macchia. Come sua vicepresidente ha scelto Jewel Howard Taylor, ex moglie di Charles Taylor, il signore della guerra che sta scontando in un carcere britannico una condanna a 50 anni di prigione inflittagli dal Tribunale della Nazioni Unite per la Sierra Leone. Taylor nell’aprile 2012 è stato giudicato colpevole di 11 capi di imputazione tra cui crimini di guerra e contro l’umanità per il sostegno fornito ai ribelli del RUF (Revolutionary United Front) che combattevano nella piccola ex colonia inglese per il possesso dei campi di diamanti
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