Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 25 dicembre 2017
Il primo risultato della lotta alla corruzione è stato l’arresto di due ex ministri: Joseph Made e Jason Machaya. Made è l’ex ministro dell’Agricoltura e si trova nelle celle del commissariato di Rhodesville, ad Harare. È indagato per aver rubato macchinari e attrezzature per milioni di dollari Usa.
Durante un controllo nelle fattorie del Manicaland, provincia a est del Paese che confina con il Mozambico, gli ispettori sono incappati nella fattoria di Made: la Tara Farm.
Qui, una delle più grandi della provincia con 1200 ettari invece dei 400 consentiti, sono state trovate macchine agricole inutilizzate tra cui sette nuovi trattori, mietitrebbia, erpici, sei generatori di corrente e varie autopompe, carburante, quasi due tonnellate di sementi scadute, 600 sacchi di concime e perfino sedie a rotelle nuove, ausili per la deambulazione e medicinali scaduti.
È anche venuto fuori che 19 lavoratori della tenuta agricola di Joseph Made, da 12 mesi non venivano pagati.
L’ex ministro di Mugabe è noto per aver saccheggiato, oltre che le terre, i mezzi meccanici per le farm per poterli indirizzare a funzionari dello Zanu-Pf. Per dieci anni, Made, ha anche continuato a intascare lo stipendio dall’Autorità per lo sviluppo agricolo nonostante non ne facesse più parte. Pare che ricevere lo stipendio dall’Autority fosse un dono di Mugabe per la gestione delle fattorie dell’ex presidente.
Machaya, invece è l’ex Ministro degli Affari provinciali delle Midlands, è accusato di abuso d’ufficio per aver acquisito dal Comune di Gokwe (nel nord-ovest dello Zimbabwe), in modo fraudolento, 1000 abitazioni residenziali invece dei 300 che gli spettavano e per averle poi rivendute. I magistrati di Gokwe gli hanno negato la libertà provvisoria su cauzione ed è in custodia cautelare fino al 15 gennaio 2018.
Lo Zimbabwe era il granaio dell’Africa australe e seconda economia africana dopo il Sudafrica. La politica fallimentare ddell’ex presidente Robert Mugabe ha completamente distrutto l’agricoltura del fertile Paese africano e azzerato la sua economia portando la popolazione alla fame.
Con questi due arresti sembra cominciata la resa dei conti contro i ministri corrotti dell’era Mugabe ma soprattutto l’eliminazione di una parte dell’Unione Nazionale Africana dello Zimbabwe-Fronte Patriottico (Zanu-Pf), il partito al potere dal 1980, data dell’indipendenza dal Regno Unito.
Emmerson Mnangagwa, “Il Coccodrillo”, attuale presidente dello Zimbabwe lo aveva annunciato. Il 24 novembre scorso ha sostituito Robert Mugabe alla presidenza della Repubblica dopo il colpo di Stato soft delle forze armate e aveva promesso di combattere la corruzione. Questo è solo l’inizio.
Sandro Pintus
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