Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 3 dicembre 2017
“In un paese tipico africano, il cittadino medio non si aspetta molto dai suoi politici perché si stanca di ripetute promesse che non vengono mantenute”.
Lo scrive in un editoriale pubblicato su BizNews, Prince Mashele, intellettuale sudafricano, direttore esecutivo del Centro per la politica e la ricerca, istituto di Pretoria che si occupa di analisi e sviluppo delle strategie politiche.
Lo studioso sudafricano analizza minuziosamente la situazione e la deriva politica del grande Paese africano (e di tutto il continente subsahariano): dal sogno di Nelson Mandela che con la sua presidenza era riuscito a unire il Sudafrica, ai disastri dell’attuale presidente Jacob Zuma e alla crescita esponenziale della corruzione degli ultimi anni.
Il presidente sudafricano, e l’African nacional congress (ANC), il partito al potere, sono stati accusati di corruzione e Zuma è stato condannato per aver utilizzato 215mln di rand (circa 13mln di euro) di fondi pubblici per la ristrutturazione e la “messa in sicurezza” del suo lussuoso compound a Nkandla, nella provincia sudafricana del KwaZulu-Natal.
Il capo dello stato sudafricano, dopo la condanna, continua a rimanere al suo posto e nonostante la richiesta di impeachment dell’opposizione e le 783 accuse di corruzione, traffici illeciti, riciclaggio di denaro, frode ed evasione fiscale, Zuma pare saldo al potere.
“L’idea che un cittadino comune possa esprimere dubbi o mettere in discussione l’uso di denaro pubblico speso sulla casa di un re o di un capo non è africano – scrive provocatoriamente Mashele – I membri dell’ANC nel Parlamento sudafricano che hanno difeso Jacob Zuma sono veri africani”.
“Dobbiamo ringraziare Zuma per averci rivelato il nostro vero carattere africano. Per averci mostrato che l’idea dello stato di diritto non fa parte di ciò che siamo e che il costituzionalismo è un concetto molto distante da noi come popolo. Come possiamo spiegare le migliaia di persone che riempiono gli stadi per applaudire un presidente che ha violato la Costituzione del suo paese e che non hanno alcuna idea su cosa sia il costituzionalismo?”
Secondo Mashele gli africani e i loro leader non amano copiare nulla dall’occidente. Sono felici di rimanere africani e di fare le cose “il modo africano”. In pratica la figura di un capo dello stato si avvicina sempre più a quella di un re e da sovrano si comporta con il suo Paese e con i suoi abitanti. I cittadini diventano sempre più sudditi che ammirano e applaudono il re che a sua volta aiuta la sua famiglia, il suo gruppo tribale e i suoi amici.
L’intellettuale sudafricano ricorda che l’idea di Stato come strumento per sostenere lo sviluppo del Popolo è un concetto occidentale come è occidentale il pretendere un leader affidabile. “In una situazione in cui vi è conflitto tra il leader e le leggi del paese, gli africani semplicemente modificano le leggi per proteggere il leader – continua Mashele nel suo pensiero – Essendo il nostro paese africano, non apparirà come la Germania. Il Sudafrica può essere più simile al Kenya, dove il tribalismo è il fattore centrale della controversia politica. L’idea che un presidente può essere licenziato perché un tribunale ha deciso contro di lui è occidentale. Solo il premier dell’Islanda lo fa. I leader africani non lo faranno mai”.
E come tutti sappiamo, un popolo istruito fa bene alla democrazia ma non fa comodo né a dittatori né a sovrani-presidenti, anzi, per loro l’istruzione del popolo è nociva. Infatti, Mashele afferma che “I leader africani non amano l’idea delle persone istruite, perché è difficile governare persone intelligenti. Mandela e Mbeki stessi furono corrotti dall’istruzione occidentale mentre Zuma rimane africano. La sua mentalità si allinea con quella di Boko Haram: non crede alle persone istruite, quelle che lui chiama ‘negri bravi’. Ricordiamo che Boko Haram significa ‘Contro l’istruzione occidentale’ ”.
Prince Mashele asserisce che il futuro del Sudafrica sarà più simile a quello dello Zimbabwe, dove un leader come Mugabe ha più potere rispetto al resto della popolazione. E conclude che “bisogna ringraziare Jacob Zuma per aver svelato la vera Repubblica africana del Sudafrica, non un avamposto dei valori europei”.
Un ragionamento, quello di Mashele, che ci fa pensare alle ultime decadi della politica italiana con le leggi “ad personam”: dalla “salva Previti” al “lodo Alfano”; dal “legittimo impedimento” alla “legge Frattini”; dalla “depenalizzazione del falso in bilancio” al “decreto salva Rete4”. Fino al comportamento anti costituzionale che in parlamento ha visto passare la legge elettorale con la fiducia.
Forse l’Italia si sta africanizzando.
Sandro Pintus
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