Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Bruxelles, 28 novembre 2017
“L’Europa deve parlare con una voce forte, unica e credibile. Mentre Cina, India, Turchia e Singapore continuano a investire in Africa, all’Unione europea manca il coraggio. Il piano d’investimenti per l’Africa di 3,4 miliardi di euro, è un importante passo nella giusta direzione. Ma è lungi dall’essere sufficiente”.
Ma come fermare i migrati che vengono dall’Africa? Secondo Tajani con una strategia che permetta ai giovani di rimanere nei loro Paesi perché nessuno vuole abbandonare la propria terra. Le strategie sono: maggiori investimenti, sconfiggere il terrorismo e il cambiamento climatico, maggiore stabilità e diplomazia economica.
Ma come si può essere sicuri che i fondi stanziati vadano nelle mani giuste? “La strategia consiste anche nel controllare come vengono utilizzati i soldi” risponde.
Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani alza il tiro sugli investimenti e conferma maggiori contributi che l’Ue destinerà per il continente africano nel prossimo bilancio pluriennale. “Il fondo d’investimenti per l’Africa sia dotato di almeno 40 miliardi. Grazie all’effetto leva e sinergie con la Banca europea d’investimento, si potrebbero mobilizzare investimenti pubblici e privati per circa 500 miliardi”.
Filo conduttore di tutta la conferenza sono stati il problema della corruzione e lo stato di diritto, la stabilità e la sicurezza dei governi africani, la creazione delle infrastrutture e le reti (dalle comunicazioni alle reti energetiche). Se il continente africano avrà un clima favorevole al business potrà attirare anche investimenti privati e il grande progetto avrà successo.
“Viene calcolato che tra 50 e 100 mdl euro ogni anno escono dall’Africa illegalmente che significa 3-4 volte di quanto viene investito per lo sviluppo – ha sottolineato Michael Gahaler, presidente della delegazione per le relazioni con il Parlamento Pan-africano nella fase conclusiva dei lavori – Il flusso di denaro illegale che esce va bloccato insieme con tutti gli strumenti a disposizione”.
Ma il colpo di scena è arrivato con miliardario-filantropo sudanese Mohammed “Mo” Ibrahim che ha bacchettato l’Europa senza mezzi termini. Dopo aver confermato che è fondamentale la formazione dei giovani africani per evitare che cadano tra le braccia di Boko Haram ha confermato che i governi devono risolvere i loro problemi da soli, che senza una buona governance non c’é speranza e che è impossibile lavorare quando c’è la corruzione. Quindi è arrivata la staffilata.
“Se chiedete lo stato di diritto applicatelo, osservate la trasparenza, sanzionate la corruzione. Non posso avere trasparenza in Africa se non c’è in Europa – ha chiosato Mo” Ibrahim – E la corporate governance nelle aziende? Non si può chiederla da un lato e non averla dall’altro. Il governo Usa ha sanzionato le aziende europee con 1 miliardo di dollari per la corruzione in Africa. Perché non lo avete fatto voi? Avreste guadagnato un miliardo di dollari”.
Poi rivolgendosi ai Paesi africani: “Voi ragazzi dovreste ripulire i vostri governi. In questo modo potremo avere un rapporto migliore con i nostri partner europei”.
Pensando ai vari Obiang, Mugabe, Kabila e la cleptocrazia africana, la riuscita della proposta europea sembra una strada in salita. Vediamo cosa succederà al quinto summit Unione europea-Unione africana che si svolge il 29 e il 30 novembre ad Abidjan, in Costa d’Avorio.
E alla vigilia del vertice, Antonio Tajani ha confermato: “Questo vertice deve porre il continente africano, stabilmente, in cima alla nostra agenda politica. Il Parlamento europeo svolge un ruolo centrale nella definizione di un nuovo partenariato con l’Africa”.
(3/3 – Fine)
Vedi anche:
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Sandro Pintus
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