AFRICA

Kenya, Uhuru e Ruto giurano scontri tra manifestanti e polizia morti e feriti

Dal nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 28 novembre 2017

Il tormentone elettorale, iniziato lo scorso 8 agosto si è finalmente concluso nella tarda mattinata di oggi allo stadio Kasarani della capitale, dove Uhuru Kenyatta e il suo vice William Ruto, hanno prestato il giuramento che assegna loro il secondo mandato alla guida del paese. Mentre all’esterno si svolgono duri scontri tra polizia e dimostranti, che cercano di introdursi a forza, lo stadio straripa di folla festante. Alla cerimonia attendono oltre 40 leader di paesi amici. Si tratta in grande prevalenza di nazioni africane, ma ci sono anche quasi tutte le rappresentanze diplomatiche europee.

Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che era giunto ieri per congratularsi con Kenyatta, ha però disertato la cerimonia, pare per ragioni di sicurezza, ma ha tuttavia confermato la sua presenza al pranzo che farà seguito alla cerimonia. Sin dai tempi dell’incursione a Entebbe, quando Jomo Kenyatta autorizzò l’aereo israeliano a fare rifornimento a Nairobi, i leader israeliani hanno sempre avuto un occhio di riguardo per il Kenya, sostenendo apertamente la riconferma di Uhuru alla carica. Del resto l’ipotesi di un successo di Raila Odinga che conta, tra i suoi sostenitori, una larga parte della presenza islamica nel paese, non poteva certo essere tranquillizzante per la piccola nazione mediorientale che, fin dalla sua esistenza vive in stato di permanente tensione con i paesi arabi circostanti.

Giuramento di Uhuru Kenyatta, , rieletto presidente del Kenya

Insomma, il Kenya ha finalmente il suo quarto presidente e come un’auto malandata andata in panne, può ora muoversi, se pur scricchiolante e con la lancetta in riserva, verso quei traguardi sempre promessi e mai pienamente raggiunti. Certo che l’abbondanza di sorrisi tra Uhuru e Ruto, un tempo acerrimi nemici e che ora si dicono “fratelli”, possono suscitare qualche perplessità, ma a queste latitudini, la coerenza non pare avere alloggio. Nei non troppo lontani disordini del 2008 i due “fratelli” di oggi, si scambiavano accuse velenose: “Un macellaio privo di pietà”, diceva Uhuru di Ruto. “Un ubriacone affamato di potere”, replicava il rivale al suo indirizzo. Ma ora, tutto è passato e possono tornare a spartirsi tranquillamente il potere. Del resto, un vecchio proverbio arabo suggerisce: “Bacia la mano che non hai il coraggio di mordere”.

Tutte le zone feudo del NASA – Kisumu, Migori e gli slum di Nairobi, sono rimaste relativamente tranquille e i tafferugli all’ingresso del Kasarani sembrano – almeno dalle notizie giunte fino ad ora – provocati dagli stessi sostenitori dell’Alleanza Jubilee, inferociti perché, essendo lo stadio già pieno, la polizia aveva sbarrato l’accesso impedendo loro di partecipare alla festa. Così purtroppo non è stato al Jacaranda Ground di Naiorbi dove Raila doveva tenere una conferenza, poi annullata. Qui, i suoi sostenitori si sono abbandonati ad atti di violenza duramente repressi dalla polizia che ha sparato causando due morti e numerosi feriti.

Uhuru Kenyatta presta giuramento come quarto presidente del Kenya

Sembra che il sangue debba essere un’ineliminabile componente delle elezioni in Kenya. Un aspetto del tutto deprecabile di cui polizia e dimostranti devono spartirsi la colpa. Intanto, a partire da domani, sia quelli che oggi inneggiano esaltati dalla vittoria, sia quelli che si macerano nella delusione della sconfitta, torneranno ad affrontare i problemi di sempre: il prezzo crescente dell’ugali; una parodia di sistema sanitario; l’imperante  corruzione; una sistema giudiziario dove la giustizia si compra in soldoni; una scuola zoppicante ed esosa.

Sia il presidente riconfermato, che il suo vice, hanno assicurato che la vittoria non è la loro, ma è del popolo intero e che, a partire da domani, è solo del popolo che si occuperanno. Lo doteranno di migliori infrastrutture; di un più efficiente sistema di trasporti e si concentreranno sul bisogno di fornire impiego a tutti. “Sarò il vostro presidente – ha detto Uhuru – sia di voi che mi avete votato, sia di voi che avete scelto l’avversario. Mi occuperò di tutti voi con lo stesso impegno e con la stessa dedizione”.

La speranza, ma soprattutto una necessità disperata, spinge il paese a credergli.

Franco Nofori
franco.kronos1@gmail.com
@Franco.Kronos1

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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