Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 19 novembre 2017
Robert Mugabe, non vuole mollare la poltrona. Sembrava che avesse accettato di lasciare la presidenza del Paese ma durante il discorso ufficiale ha gelato tutti non rassegnando le sue dimissioni.
“Lo Zimbabwe non può essere guidato con questo clima di amarezza”, ha detto il vecchio dittatore e ha confermato che seguirà gli eventi e ciò che verrà discusso dal Comitato centrale del Partito.
Ieri sera il dittatore sembrava volesse fare uno sciopero della fame per protestare contro gli arresti domiciliari dopo il “golpe pacifico” delle forze armate zimbabwane di mercoledì scorso. E continuava a rifiutare di dimettersi.
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Per sbloccare trattativa ormai stagnante la decisione era stata presa dal Comitato centrale dello lo ZANU-PF, il partito al potere in Zimbabwe dal 1980. Oggi in una sessione a porte chiuse con i rappresentanti delle dieci province, ha decretato che l’ex presidente 93enne non è più leader del Partito e quindi decade la carica di Capo dello stato. Ora è solo membro onorario del Partito. Una decisione accolta con giubilo e canti dai politici e dalla popolazione.
Oltre all’epurazione di Mugabe, il Comitato centrale ha anche espulso a vita la first lady Grace Mugabe, Phelekezela Mphoko uno dei due vice presidenti e otto ministri: Walter Mzembi, ministro degli Esteri; Ignatius Chombo, ministro delle Finanze; Jonathan Moyo, ministro dell’Educazione; Saviour Kasukuwere, ministro dei Governi locali; Patrick Zhuwao, nipote di Mugabe e ministro dei Servizi pubblici.
Il Comitato centrale ha anche deciso che il vice-presidente Emmerson “The Crocodile” Mnangagwa – silurato da Mugabe per passare la carica alla moglie Grace – è il leader del Partito, con funzioni di Presidente della repubblica.
Forse non è stato tutto merito delle grandi manifestazione di ieri in tutto il Paese dove decine di migliaia di persone a gran voce hanno gridato “Mugabe must go” (Mugabe se ne deve andare). Sicuramente lo ZANU-PF non poteva non tener conto del “volere del popolo” e ha voluto battere i ferro finché era caldo.
Robert Mugabe, dal 1980 al potere senza interruzione, da eroe della lotta di liberazione dello Zimbabwe si è trasformato in un feroce tiranno. Deve sicuramente il peggioramento della sua posizione politica anche alla moglie, soprannominata Gucci Grace per le spese folli con denaro pubblico, ultima delle quali l’acquisto di una Rolls-Royce da 300mila dollari.
La coppia presidenziale si comportava ormai come se il Paese fosse di loro proprietà e il denaro pubblico fosse patrimonio personale mentre lo Zimbabwe, ormai allo stremo, da seconda economia africana, è diventato uno dei Paesi più poveri del pianeta.
Per il momento è stato neutralizzato l’ostacolo Gucci Grace, se verrà neutralizzato anche Mugabe l’ex colonia britannica, forse, potrà tornare a sognare.
Sandro Pintus
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