AFRICA

Zimbabwe: A Mnangagwe il Coccodrillo il primo round ma Mugabe riappare in pubblico

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 17 novembre 2017

A Emmerson Mnangagwe non era proprio andato giù che Grace Mugabe, oggi ex First lady, lo avesse offeso e diffamato con false accuse davanti a migliaia di persone. Era successo domenica 6 novembre durante il meeting delle Sette apostoliche che si celebrava al National Sports Stadium di Harare.

In un incontro con Robert Mugabe aveva detto che la Prima dama lo aveva accusato di insubordinazione verso la Prima carica dello stato, di essere divisivo e che da Mugabe sarebbe stato licenziato. Tutto questo senza avere la possibilità di difendersi.

Emmerson Mnangagwe, vice-presidente dello Zimbabwe, silurato da Robert Mugabe

Il giorno dopo il siluro è arrivato e puntualissimo: Gucci Grace (nota con questo soprannome per le spese milionarie) avrebbe preso la vice-presidenza e nel 2018 si sarebbe candidata per la presidenza dello Zimbabwe. Mnandagwe era quindi volato in Sudafrica per proteggere sé stesso e la famiglia.

Tutto questo non se lo sarebbe mai aspettato visto che, oltre che essere il braccio destro del presidente, secondo lui il rapporto con Mugabe era come tra padre e figlio oltre che essere una relazione consolidata tra combattenti per la lotta di liberazione dell’ex Rhodesia. Ma negli ultimi tempi le cosa non andavano per niente bene.

L’ex vice-presidente del Paese africano, oggi 75enne, è conosciuto come Ngwenya (Coccodrillo il lingua shona, stesso gruppo etnico di Mugabe). Si è guadagnato il soprannome perché faceva parte della Crocodile Gang, gruppo specializzato in atti di sabotaggio in Rhodesia durante il regime della minoranza bianca quando era al potere Ian Smith. Sabotaggi sotto la bandiera dell’Unione nazionale africana dello Zimbabwe (ZANU), utili a tenere occupate le forze armate durante la guerra per l’indipendenza.

Fin da bambino viveva in Zambia perché la sua famiglia, attivista contro il regime dei bianchi era stata bandita dalla Rhodesia e in quel Paese aveva aderito alla lotta di liberazione dell’odierno Zimbabwe.

Militare addestrato in Cina e in Egitto, il Coccodrillo nel 1980 è stato responsabile del “giro di vite” contro gli oppositori dello ZANU-PF in Matabeleland, regione ‘Ndebele che è sempre stata in conflitto con l’etnia Shona del Partito al potere. Un intervento che ha causato tra 10mila e 20mila civili morti.

Durante i 37 anni di potere ininterrotto del 93enne ormai ex presidente, Emmerson ha sempre fatto parte del governo. Nel 1980, con l’indipendenza del Paese è stato nominato ministro della Sicurezza, poi nel 1988 ministro della Giustizia e presidente del Parlamento nel 2000. Nel 2005 la nomina a ministro al decastero dell’Edilizia rurale, una retrocessione voluta dal Grande vecchio.

Dopo le contestate elezioni del 2008 nelle quali ha avuto un importante ruolo di intermediazione per mantenere Mugabe al potere, è tornato a un ministero chiave come responsabile della Difesa, quindi come ministro delle Finanze poi ministro della Giustizia e, nel 2014, vice-presidente.

Mnangagwe, Mugabe e la moglie Grace

Per alcuni è considerato un leader spietato mentre per altri è una persona di sani principi che non ha peli sulla lingua con Mugabe: “Questo è un partito controllato da due persone che prende forma nella First Family e che ha privatizzato e commercializzato le istituzioni – aveva detto al vecchio presidente – Questo partito non è una tua proprietà personale né di tua moglie. Combatterò con le unghie e coi denti contro coloro che si fanno beffe del Partito, dei suoi valori e dei suoi principi fondanti”.

Di fatto il Coccodrillo non piace a Gucci Grace che lo considera “un serpente da schiacciare” e l’ex First lady non piace a Emmerson che crede di essere proprietaria del partito e del Paese e l’ha persino accusata di aver tentato di avvelenarlo con un gelato lo scorso agosto nel sud del Matabeleland, durante un raduno politico della Gioventù Zanu-PF.

Si sa che nel Partito esiste la “Lacoste faction”, un gruppo di veterani di guerra leali al Coccodrillo che cercano di eliminare Mugabe.  L’intervento dell’esercito e la detenzione della coppia presidenziale mette fine ai sogni di potere di Gucci Grace che un personaggio come Mnangagwe non poteva accettare.

Il Gen. Moyo legge il comunicato delle forze armate nella tv dello Zimbabwe

L’intervento delle forze armate – dove Emmerson gode di grande supporto –  è avvenuto, per ora, senza spargimento di sangue. Chiude un lungo capitolo durato quasi quattro decenni e lascia spazio a nuovi scenari in un Paese con una situazione economica e umanitaria catastrofica.

La Costituzione dello Zimbabwe prevede che, con l’arresto del Presidente della Repubblica, prenda il potere ad interim il Primo vice-presidente (nell’ex colonia britannica sono due) per 90 giorni. È ciò che si accinge a fare Emmerson Mnangagwe che per il momento ha vinto il primo round.

Intanto Robert Mugabe pare che non voglia cedere il potere ed è uscito dal suo domicilio dove sarebbe dovuto essere  agli arresti domiciliari con la moglie Grace. Secondo la rete televisiva Al Jazeera il vecchio dinosauro oggi ha assistito ad una cerimonia di laurea universitaria ad Harare.

Le forze armate stanno cercando di mediare per fare in modo che la presidenza passi a Mnangagwe in modo indolore con l’aiuto di Gran Bretagna e Cina, storico alleato dello Zimbabwe. Ma l’ex presidente non intende mollare.

(ultimo aggiornamento 17 novembre 2017)

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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