Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 16 novembre 2017
Il neoeletto presidente dell’Angola, João Lourenço, ha rimosso ieri mattina Isabel dos Santos da presidente della Sonangol, la compagnia petrolifera di Stato. Nel 2016, proprio il padre di Isabel, Josè Eduardo dos Santos, che allora era il presidente dell’ex colonia portoghese, l’aveva promossa alla guida della società.
Proprio come fece dos Santos allora, oggi Lourenço ha licenziato con un colpo da maestro tutto il consiglio d’amministrazione della Sonangol. Il nuovo presidente della società è Carlos Saturnino, ex segretario di Stato del petrolio.
Dos Santos ha detenuto il potere nella ex colonia portoghese dal 1979 – era stato nominato presidente dopo la morte di Agostinho Neto – fino allo scorso agosto e come molti governanti africani, anche lui si è trasformato da combattente per la libertà in feroce dittatore.
L’anziano leader aveva scelto di non ripresentarsi all’ultima tornata elettorale. Ma pochi mesi prima di lasciare il potere aveva fatto approvare una legge, passata in Parlamento a stragrande maggioranza, secondo cui non avrebbero potuto essere rimossi i dirigenti delle aziende di Stato che lui aveva nominato, in pratica i membri della sua famiglia e del suo entourage. Oltre a Isabel, al comando della Sonangol, il figlio amministra il fondo statale petrolifero e altre persone di sua fiducia occupano i vertici della polizia, dei servizi segreti e dell’esercito.
Isabel è stata inserita da Forbes nella classifica dei dieci personaggi più ricchi dell’Africa. Ha interessi in svariati settori strategici, come l’estrazione di diamanti, banche, editoria, petrolio, telecomunicazioni in diversi Paesi africani e non.
Essere considerata la donna più ricca del Continente africano da Forbes, aveva suscitato molte critiche nella ex colonia portoghese. In particolare l’opposizione aveva accusato dos Santos di aver privatizzato l’economia del Paese a beneficio dei familiari e di altri pochi eletti.
Durante la sua campagna elettorale il presidente attuale aveva promesso di voler combattere la corruzione e di voler rilanciare l’economia, attualmente in grave crisi.
Forse con la mossa di oggi, Lourenço ha voluto dare un segnale forte: basta con il nepotismo, della quale Isabel rappresenta la massima esponente. Un’azione azzardata, visto che proprio il nuovo presidente è un uomo di dos Santos, da lui designato come delfino, e scelto come candidato presidente alle ultime elezioni dal Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (Mpla), partito al potere dall’indipendenza nel 1975.
Alcuni osservatori politici hanno elogiato la decisione di Lourenço, che, secondo loro, rappresenta un segnale forte. Non sarebbe sua intenzione, insomma, continuare sulla scia del suo predecessore perché il Paese necessita di una migliore governance e di riforme importanti per potersi risollevare. Durante l’era dos Santos i diritti umani erano praticamente inesistenti. Oppositori, ma anche giovani dissidenti pacifisti venivano sbattuti in galera ed è proprio da qui che l’attuale presidente intenderebbe ricominciare le riforme per guadagnarsi la fiducia della popoalzione.
João Lourenço è nato nel 1954 e ha iniziato la sua carriera militare combattendo contro i portoghesi durante la guerra dell’indipendenza e in seguito nelle file del MPLA durante la guerra civile angolana. Nel 1978 è partito per l’Unione Sovietica, dove si è laureato in storia. Tornato nel suo Paese nel 1982 è diventato generale dell’artiglieria, ma con un occhio puntato alla carriera politica, dove non sono tardati ad arrivare i primi frutti.
Gli incarichi importanti sono arrivati nel 2003, quando è stato eletto vice presidente dell’Assemblea nazionale, funzione che ha mantenuto fino al 2014, anno in cui dos Santos lo ha nominato ministro della Difesa.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes
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