Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 novembre 2017
Cheikh Ould Mohamed Ould Mkheitir, un blogger mauritano, era stato condannato a morte per apostasia, oggi, nella seconda istanza di appello, la sentenza è stata ribaltata. Secondo il suo legale, il trentaduenne musulmano, che è in carcere da diversi anni, dovrebbe essere liberato nei prossimi giorni. La pena capitale è stata tramutata in due anni di galera – già scontati abbondantemente – e ad una multa di sessantamila ouguiyas, che corrispondono a circa centoquaranta euro. (http://www.africa-express.info/2016/04/06/mauritania-blogger-accusato-di-apostasia-rischia-pena-capitale-appello-di-amnesty/)
Il giovane era stato condannato a morte per un suo post su facebook, dove aveva criticato che l’uso della religione giustifica spesso la discriminazione sociale. Per l’accusa questo rappresentava un insulto al profeta Maometto. Il blogger aveva dimostrato di essersi pentito e per ben due volte aveva chiesto scusa durante le udienze per il suo post. Malgrado ciò la corte non aveva mostrato alcuna indulgenza nei suoi confronti e il giudice del tribunale di Nouadhibou, la seconda città della Mauritania (nelll’omonima baia si trova uno tra i più grandi cimiteri navali al mondo), lo aveva condannato alla peggiore delle pene.
Il caso è stato molto seguito in Mauritania, perché ha messo a fuoco la divisione sociale, i problemi etnici del Paese, dove la schiavitù esiste nei fatti, anche se formalmente illegale, perché abolita ufficialmente nel 2015 (http://www.africa-express.info/2015/08/18/mauritania-abolita-di-nuovo-la-schiavitu-lanciata-una-petizione-per-liberare-liberatori/) e (http://www.africa-express.info/2016/05/19/la-corte-suprema-della-mauritania-ordina-scarcerate-i-due-militanti-antischiavismo/).
Durante i primi processi a Nouakchott, la capitale della ex colonia francese e in altre città, hanno protestato migliaia di persone chiedendo la condanna a morte per il blogger. E’ dal 1987 che nel Paese non vengano più eseguite pene capitali, eppure lo scorso anno un gruppo di religiosi e influenti musulmani aveva insistitito che la condanna inflitta a Mkhaitir venisse applicata al più presto.
L’avvocato del più celebre detenuto del Paese, Muhamed Ould Moine, si è mostrato raggiante davanti ai giornalisti dopo la sentenza e si è espresso con questi termini: “Questa è veramente una grande conquista per la giustizia mauritana. I magistrati hanno rispettato la legge e hanno preso in considerazione il suo pentimento”. Moine ha poi lasciato il Palazzo di giustizia scortato dalle forze dell’ordine.
Anche Alioune Tine, direttore di Amnesty International per l’Africa occidentale, ha tirato un sospiro di sollievo, ma ha sottolineato che il blogger dovrà essere protetto dalle autorità, una volta liberato, per poter vivere serenamente, senza dover temere aggressioni fisiche. Ma secondo alcune indiscrezioni è possibile che Mkhaitir chiederà asilo in qualche Stato confinante, per questioni di sicurezza.
Il processo in appello si è svolto anche questa volta a Nouadhibou, dove le forze della gendarmeria nazionale hanno presidiato le arterie principali della città e dopo la lettura della sentenza, tutti le serrande dei negozio sono state abbassata per paura di manifestazioni o disordini.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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