Panama Papers 2: Mozambico, i rubini di Montepuez tra violenze e omicidi

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Panama papers Mozambique
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sandro_pintus_francobolloSpeciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 9 novembre 2017

Il Consorzio di giornalismo investigativo del Togo mette sotto la lente d’ingrandimento l’area di Montepuez, nella provincia di Cabo Delgado. Una zona del Paese questa che dal 2011 è sotto i riflettori del mondo per la scoperta di un enorme giacimento di rubini e vastissimi giacimenti di gas naturale off-shore il cui sfruttamento è stato affidato a Eni.

Panama papers Mozambique
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A Muntepuez c’è il più recente e il più vasto giacimento di rubini del pianeta e qui opera la Montepuez Ruby Mining, una partnership che vede la multinazionale britannica Gemfields con il 75 per cento della proprietà e la mozambicana Mwiriti Lda, che appartiene al generale Raimundo Pachinuapa, con il 25 per cento.

Gensfields, acquisita recentemente da Pallinghurst Resources, è un produttore di pietre preziose di colore raro e, nel 2011 dal governo mozambicano, attraverso la Montepuez Ruby Mining, ha avuto una licenza di sfruttamento fino al 2036 su un’area di 33.600 ettari.

Villaggi distrutti e omicidi per estrarre rubini rosso sangue

L’indagine registra anche una dichiarazione piuttosto infelice ma purtroppo reale di Martin Potts: ”Il problema principale è come buttar fuori la gente che ci vive…”. Potts è direttore della ricerca mineraria dell’azienda di brokeraggio britannica finnCap che valuta il potenziale delle imprese del settore.

Il problema posto da Potts è stato subito “risolto” dalle Forze di sicurezza mozambicane: gli abitanti e i minatori locali che da generazioni estraevano artigianalmente le pietre preziose scavando buche di qualche metro sono stati espulsi con la forza: botte, violenze e uccisioni in un clima di terrore.

Dal 2012 i minatori locali vengono considerati ladri perché da quel momento il giacimento è stato dato in concessione alle multinazionali straniere in partnership con le aziende mozambicane controllate da generali e politici nazionali.

Secondo il rapporto, i danni causati agli abitanti di Montepuez, tra cui anche la distruzione di villaggi e aziende agricole, non è stato compensato dall’aumento dei servizi alla popolazione (elettricità, acqua, scuole e negozi) come era stato promesso dalla società mineraria e dai suoi partner la cui élite era al governo nel 2014. E la Gemfields? Ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nelle violenze minacciando di denunciare i giornalisti che la accusano di complicità.

Mappa del nord del Mozambico con la localizzazione della Montepuez Ruby Mining (courtesy Google Maps)
Mappa del nord del Mozambico con la localizzazione della Montepuez Ruby Mining, dove è situato il giacimento di rubini (courtesy Google Maps)

Contro i soprusi, le violenze alla popolazione e gli omicidi si è mosso però l’avvocato Pompilio Uazanguia, spiega il documento del Cojito, che ha denunciato i fatti al procuratore generale della repubblica Beatriz Uchili (probabilmente un refuso perché il procuratore si chiama Beatriz Buchili).

Il magistrato ha promesso di seguire uno dei casi di omicidio denunciato da Uazanguia ma l’iter giudiziario è stato misteriosamente ostacolato. Nel rapporto si legge che negli ultimi due anni il procuratore non ha dato alcun segno di farlo mentre l’avvocato, con un timing molto sospetto, è stato fermato da “boatos”, voci senza prove che lo dicevano coinvolto in un contrabbando di legname.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
twitter: @sand_pin
(2/3 – continua)

La puntata precedente

Copertina del rapporto del Cojito
Copertina del rapporto del Cojito

Panama Papers 1: Mozambico, coinvolti ministri e generali nel saccheggio di pietre preziose

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