AFRICA

Eritrea: il pugno di ferro del regime, la disobbedienza dei giovani

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 8 novembre 2017

L’insurrezione di martedì scorso ad Akria, un quartiere nella periferia di Asmara, la capitale dell’Eritrea, ha dato del filo da torcere ad Isaias Afeworki, presidente della nostra ex-colonia, al potere dal 1991. Il dittatore ha concesso ampi poteri a l’ Eritrea National Security Agency per sedare la manifestazione e per cercare di evitare l’espandersi delle proteste. La solita oppressione ad ampio raggio. (http://www.africa-express.info/2017/11/03/eritrea-dopo-il-massacro-di-martedi-non-si-placa-il-dissenso-contro-il-governo/)

Isaias Afeworki, presidente dell’Eritrea

Asmarino Indipendent, giornale e emittente online con base in Francia, ha riportato che praticamente tutto l’esecutivo della Diaa Islamic School è stato arrestato. Anche altre persone si trovano in prigione per aver partecipato alle proteste e, secondo Martin Plaut, un giornalista ben informato su avvenimenti in questa area geografica, sembra che sia stato ordinato di deportare i  ragazzi, che hanno manifestato ad Adi Halo, (altri momenti di protesta a sostegno degli studenti di Akria hanno avuto luogo in diverse zone della Paese) nella pianura di Naro, una zona desertica nel nord-est del Paese.  

Certamente saranno tutti giudicati dai tribunali speciali, istituiti dal dittatore nel 1996, composti da soli giudici militari, dove non sono ammessi avvocati e non esiste l’appello.  

Hajji Musa

La Diaa è una scuola privata con indirizzo islamico. Secondo le nuove direttive del ministero della Pubblica istruzione, l’ora di religione non doveva più essere inserita nel programma didattico della scuola. Gli alunni dell’istituto non hanno accettato questa imposizione ed hanno protestato contro l’ennesimo atto di tirannia del governo di Asmara.

Molte scuole hanno chiesto ai loro studenti di evitare qualsiasi contatto con i compagni di religione musulmana, ma i giovanissimi hanno disobbedito anche questa volta. Sostengono i loro amici e coetanei e sui loro cellulari hanno postato le immagini di Haji Musa Mohammed Nur, il preside della scuola sotto accusa, ora in galera. Diversi dirigenti scolastici hanno vietato ai propri alunni di portare il cellulare a scuola.

Volantino che invita a manifestare a Roma sabato prossimo, 11 novembre

Il governo vorrebbe dividere ora musulmani e cristiani, spaventando la popolazione che teme di finire in galera ma finora questa tattica non ha funzionato. Anche se la popolazione è intimorita, in particolare le persone più anziane, i giovani vogliono riprendersi quella libertà, che gli è stata negata sin dalla nascita. E non si piegano.

Fonti ben informate hanno fatto sapere ad Africa ExPress che l’ufficio del presidente, dei ministri dell’Informazione e della Difesa sono soggetti a sorveglianza speciale delle forze dell’ordine dopo i fatti del 31 ottobre.

A sostegno delle proteste in patria, gli eritrei della diaspora hanno organizzato delle manifestazioni nel mondo interno, da Washington a Melbourne, passando per Stoccolma e Londra. A Roma è prevista per sabato mattina, 11 novembre 2017.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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