Franco Nofori
Mombasa, 4 novembre 2017
Nel suo comunicato di ieri il NASA, la Super Alleanza che fa capo a Raila Odinga, sconfitto alla presidenza del Kenya, annuncia l’inizio del boicottaggio economico già proclamato nei giorni scorsi. Sono misure pesanti che, se adottate dai suoi sostenitori, non mancheranno di infliggere al Paese un altro stallo economico dalle conseguenze imprevedibili. Soprattutto considerando il fatto che proprio questa mattina il governo ha lanciato la richiesta di un prestito di circa 300 milioni di euro per completare l’ultimo tratto della nuova ferrovia che dovrà raggiungere Kisumu.
Anche in questa occasione, il NASA ha ribadito che lo scopo della colizione, oggi convertita in “Movimento di Resistenza”, è quello di “porre termine al regime autocratico, che si è instaurato con la nomina di Kenyatta alla presidenza, per far tornare il paese ad un sistema democratico attraverso, libere, corrette e credibili elezioni”. E’ stato precisato che, per conseguire il risultato che si propone, il movimento darà luogo a manifestazioni pacifiche e ad atteggiamenti “non cooperativi con un governo che – a loro dire – ha assunto il potere illegalmente”.
Una delle misure adottate dal NASA, sarà quella di boicottare alcuni grossi gruppi industriali e commerciali che sarebbero collusi con il “regime”. “Abbiamo una lunga lista di società, – specifica il comunicato – locali e internazionali, che comunicheremo di volta in volta alla popolazione affinché possa mettere in atto il boicottaggio”. Nel comunicato di ieri il NASA ha già indicato le prime tre: La Safaricom, la Brookside Dairies e La Bidco Inustries, assicurando che a queste ne seguiranno presto altre in modo che i cittadini siano correttamente informati delle loro nefandezze e del perché, insieme al governo, anche loro abbiano “le mani sporche di sangue innocente”. Nelle società in questione vi sono consistenti quote azionarie detenute da membri dell’alleanza Jubelee. Nel caso della Safaricom, il controllo societario è nelle mani del governo di Uhuru Kenyatta.
Difficile predire quanti seguiranno le indicazioni del NASA, visto che si tratta di aziende con grande distribuzione di servizi e prodotti che non sarà facile sostituire con validi equivalenti, ma è comunque certo che un’azione di disturbo, queste misure indubbiamente lo creeranno e benché, a cinque giorni di distanza dalla riconferma di Uhuru Kenyatta, nel Paese non vi siano stati scontri e dimostrazioni violente, i propositi del NASA non mancano di creare qualche apprensione, anche perché l’atmosfera politica è tutt’altro che serena ed ogni giorno giungono notizie di aspri confronti, di minacce, di denunce, anche all’interno della stessa alleanza all’opposizione.
Ieri sera, anche Papa Bergoglio ha inviato un messaggio al Kenya, in cui esprime le condoglianze per le vittime dei recenti disordini e si augura che il dialogo tra le parti prevalga sui conflitti. Dal canto suo l’ONU, per bocca del portavoce, Stephane Dujarrik, si è complimentato ieri con Roselyne Akombe, membro di rilievo dell’IEBC (Commissione Elettorale), per essere rientrata in Kenya ed aver ripreso la posizione che deteneva prima di quella, da tutti ritenuta, fuga a New York per proteggere la propria incolumità messa a rischio dalle pesanti minacce di alcuni colleghi. Anche questo episodio non è mai stato esaurientemente chiarito e resta tutt’ora avvolto in un alone di mistero. Neppure giova a far luce sulla vicenda la dichiarazione rilasciata dall’interessata che ha detto alla stampa: “Sì, riprendo il mio posto, ma come condizione devo rispettare il divieto di parlare di quanto accaduto prima della mia partenza per gli Stati Uniti”.
Franco Nofori
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