Franco Nofori
Mombasa, 28 ottobre 2017
Nella serata e lungo la notte di ieri, centinaia di sostenitori del NASA si sono lasciati andare a violente, distruzioni e saccheggi in varie zone dell’hinterland della capitale, incendiando esercizi commerciali e trasformando gli abitati dei quartieri di Kawangware e Waitaka in Dagoretti, in giganteschi roghi. La polizia, se pur tardivamente, ha reagito, sparando sui dimostranti e provocando tre morti e numerosi feriti, ma senza riuscire a impedire l’imponente distruzione di proprietà private.
A Homa Bay, un folto gruppo di dimostranti ha preso d’assalto la casa di James Rege, un esponente dell’alleanza Jubilee di Uhuru Kenyatta. La polizia ha respinto gli aggressori con le armi causando altre due vittime e un numero imprecisato di feriti. Alla follia distruttiva non sono scampati neppure i bambini. Tre di loro, all’uscita dalla Ndurarura Primari School, stavano dirigendosi verso casa, quando si sono trovati nel mezzo di una manifestazione e nel trambusto hanno riportato diverse ferite non gravi. I piccoli, impossibilitati dai disordini a raggiungere le rispettive abitazioni, sono stati accolti in una stazione di polizia.
Nel tardo pomeriggio di ieri, Wafula Chebukati, il presidente della Commissione (IEBC) aveva annunciato che il completamente del voto, al quale non era stato possibile attendere giovedì scorso nei seggi di Migori, Syaia, Kisumu, Homa Bay, Kibera, con la successiva aggiunta di Fafi e Tukana Central; è stato rinviato a data da destinarsi. L’operazione avrebbe dovuto tenersi oggi, sabato, con l’assicurazione che sarebbe stata garantita la necessaria sicurezza affinché l’accesso alle urne fosse privo di pericoli, ma così non è stato e ancora una volta, il Kenya deve prolungare l’estenuante attesa di sapere che ne sarà del suo futuro.
La decisione di Chebukati sarebbe dovuta alle minacce rivolte dai sostenitori del NASA al personale IEBC che doveva attendere alle operazioni di voto nei seggi menzionati. Minacce che mettevano a serio rischio la loro incolumità, costringendo gli addetti ad abbandonare i siti cui erano assegnati, per rifugiarsi nelle stazioni di polizia. Ma dov’era, allora, la protezione delle forze di sicurezza che era stata promessa? Senza che il diritto di voto sia garantito anche nei seggi delle località in cui non si era votato, le elezioni tenute il 26 scorso non potranno considerarsi valide ed è a questo punto impossibile prevedere ciò che avverrà nei giorni a seguire.
Intanto, in un’intervista rilasciata questa mattina all’emittente americana CNN, Raila Odinga, leader del NASA, ha reiterato che il suo movimento, di resistenza pacifica (ma quanto c’è di pacifico nei fatti sopra descritti?) non riconoscerà mai Uhuru Kenyatta come presidente del Kenya ed userà ogni necessaria misura affinché il voto venga ripetuto entro 90 giorni. Insomma, un’altra giornata che si conclude con distruzioni e perdite di vite umane, senza l’apertura di un minimo spiraglio che autorizzi anche la più tiepida speranza. Tutto questo mentre il Kenya si appresta a ricevere i turisti della sua più attiva stagione dell’anno.
Franco Nofori
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